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«Stai zitto, chiudi la bocca, cosa piangi, ma quando verrà a prenderti tua madre?»: si fidavano di loro, delle operatrici, le famiglie che ogni giorno lasciavano i loro bimbi all’asilo nido Giannina Tosi. Non avrebbero mai immaginato che le educatrici fossero come arpie travestite da Mary Poppins.

Lo hanno scoperto gli investigatori del Commissariato di via Foscolo nel corso di una delicatissima indagine chiusa nei giorni scorsi e trapelata dai gruppi social, dalle reazioni postate su Facebook davanti all’atto giudiziario notificato e quindi pubblico. Sono cinque le maestre accusate di maltrattamenti su minori, quindi aggravati, sono tutte italiane e hanno un’età che spazia dai 45 ai 60 anni. Risultano ancora in servizio, ma negli ultimi mesi la pandemia ha provveduto a renderle innocue. Sono quattordici i bimbi tra uno e tre anni ad aver subito le loro prepotenze, gli atteggiamenti aggressivi, l’approccio ostile e manesco.

I fatti contestati coprono un arco temporale di un anno, dalla primavera del 2018 fino a maggio del 2019. La polizia ha ricostruito tutti gli episodi di violenza attraverso le telecamere piazzate nella struttura, quindi grazie alle intercettazioni ambientali che documentano gli strattoni, le sberle, gli spintoni.

E i toni duri, gli insulti, le espressioni che credevano di poter usare perché tanto i piccoli non sono in grado di raccontare le angherie agli adulti. Perché i bambini hanno una fantasia scatenata e perché spesso usano le lacrime per ottenere attenzione. Il lavoro silenzioso e discreto degli investigatori ha però portato alla luce il clima greve che aleggiava nel nido di Madonna Regina. L’input all’inchiesta è arrivato da due genitori che avevano percepito nel figlio un turbamento crescente, un malessere inspiegabile ma correlato alla frequentazione dell’asilo. Le spiegazioni ora sono arrivate e forse serviranno ad altri genitori che ancora si interrogano.

Sarah Crespi

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