L’ATTACCO
Botte e sputi ai vigili
L’aggressore condannato e rimesso in libertà con obbligo di firma: agenti in quarantena
La storia era iniziata con un nigeriano che, davanti alla Coop di Busto Arsizio, aveva aggredito un padre con il bimbo e picchiato la polizia locale.
Ieri, giovedì 2 aprile, si è conclusa con un epilogo paradossale: il nigeriano ha patteggiato ed è tornato in libertà con il solo obbligo di firma giornaliero. I tre agenti del comando dei Molini Marzoli invece sono stati messi in quarantena in via precauzionale, quindi non potranno né uscire di casa né - men che meno - prendere servizio.
L’immigrato - processato dal giudice Giulia Pulcina per direttissima così come chiesto dal pubblico ministero Susanna Molteni - in videoconferenza ha cercato di ridimensionare le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, spiegando che «mai alzerebbe le mani addosso a un uomo in divisa perché nella nostra cultura è una cosa inconcepibile», ha detto cercando di esprimersi con l’ausilio di un inglese stentatissimo.
«C’è stata solo una discussione con un uomo che già conoscevo, è stata animata ma non ho proprio capito perché siano state chiamate le forze dell’ordine». Quando la pattuglia è arrivata ha perso la testa. «Mi sono preoccupato perché ho i documenti in corso di rinnovo, avevo paura. Poi quando mi hanno spruzzato lo spray al peperoncino mi sono davvero spaventato, ho avuto paura. Ma non ho picchiato nessuno».
Difeso dall’avvocato Chiara Cozzi, il trentenne - che si mantiene facendo le pulizie in nero da un panettiere - ha patteggiato una pena di un anno senza il beneficio della sospensione condizionale. Del resto stando ai verbali, mercoledì pomeriggio non si è proprio risparmiato.
Ha strappato la mascherina agli operanti, ha sputato loro addosso (ragione per cui sono stati messi subito in isolamento), ha cercato di scagliare sassi, ha sferrato calci e pugni. E, prima ancora, aveva avvicinato minacciosamente papà e bimbo mentre entravano in macchina (il padre poi ha sporto querela per cui si procede separatamente).
Lo show era però iniziato all’interno della Coop: il nigeriano vagava per le corsie importunando i clienti, spintonandoli, approcciandoli fastidiosamente a dispetto delle distanze di sicurezza imposte dalle normative anti-contagio. La gente, compreso il bustese con figlio al seguito, si è infuriata e l’ha cacciato fuori.
L’idea che si erano fatti tutti era che fosse ubriaco. Ma lui, a processo, ha rinunciato all’alibi (che comunque non avrebbe mutato la sua posizione di imputato): «Non bevo e non ho bevuto nemmeno l’altro giorno».
Una vicenda simile è accaduta una decina di giorni fa a Canegrate: in quel caso un marocchino si era cagliato sugli agenti dopo essere stato fermato per un normale controllo.
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