L’INDAGINE
Coppia lesbo e due sorelle spose ”di comodo”
Proseguono gli approfondimenti sulle unioni organizzate per consentire a clandestini di ottenere il permesso di soggiorno

Erano così falsi i matrimoni celebrati dall’ultima infornata di wedding planner (quella che settimana scorsa ha portato a sei ordinanze di custodia cautelare) da risultare esilaranti. Tra le spose italiane destinate a marocchini in cerca di permesso di soggiorno c’erano anche due omosessuali, per giunta conviventi. E all’interrogatorio davanti al gip Giuseppe Limongelli una avrebbe fatto pure una gaffe, dichiarandosi nubile quando in realtà si era fatta impalmare da un maghrebino nei mesi precedenti. Una cerimonia così inverosimile da non riuscire neppure a mantenere un minimo di parvenza davanti al giudice.
Questo almeno è quanto trapelato nei giorni scorsi, nel prosieguo delle indagini condotte dalla polaria di Malpensa e coordinate dal pubblico ministero Susanna Molteni. Quattro le unioni civili contratte, una quella saltata per questioni organizzative. E a quanto pare le nubende - di età compresa tra i venti e i quarantatré anni, due delle quali addirittura sorelle - prendevano una miseria per cambiare lo stato civile, rischiando di non riuscire più a svincolarsi dal quel legame assurdo: dalle carte risultano compensi che vanno da 260 a un massimo di 400 euro. Il grosso dei guadagni se lo intascava la mente dell’organizzazione, il marocchino portato in carcere. Le nozze di comodo accertate finora dagli inquirenti risalgono al periodo che va da maggio del 2018 allo scorso novembre. Ora si tratterà di capire da quanto il sensale - che sulla carta è un venditore ambulante - gestiva la sua personalissima agenzia matrimoniale.
L’indagine è nata da tutt’altro reato, commesso da una donna delle pulizie in servizio a Malpensa: la straniera era stata sorpresa mentre, grazie al suo badge, traghettava un connazionale clandestino, appena sbarcato, verso l’area di salvezza, dove nessuno avrebbe più potuto respingerlo. La polizia di frontiera ha approfondito gli accertamenti scoprendo così che la marocchina aveva contatti con il wedding planner e che nei suoi progetti c’era quello di far trovare una moglie a suo fratello.
Certo, un’inchiesta con numeri ridotti rispetto a quella precedente, condotta dal pubblico ministero Francesca Parola e dai carabinieri e arrivata all’epilogo nel tardo pomeriggio di giovedì con sedici condanne in dibattimento (precedute da patteggiamenti e sentenze con rito abbreviato). Erano trentuno i matrimoni falsi scoperti, la remunerazione era di 4mila euro e nel pacchetto era previsto anche il banchetto. Nove imputati hanno beneficiato della sospensione della pena. Entro sessanta giorni verranno depositate le motivazioni.
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