IL CASO
Duemila ore di ferie non godute: «Voglio 80mila euro»
Un ex dirigente fa causa alla Provincia di Varese per i giorni di vacanza non liquidati. Villa Recalcati si oppone: «È stata una scelta volontaria»

È andato in pensione con quasi duemila ore di ferie maturate e non godute. E ora fa causa al datore di lavoro, la Provincia di Varese, chiedendo che gli corrisponda l’indennità sostitutiva, per un totale di oltre ottantamila euro. A citare in giudizio l’ente di Villa Recalcati è un ex dirigente. Ma la Provincia non ci sta a pagare ed è pronta a costituirsi per difendere le proprie ragioni.
PAROLA AL GIUDICE DEL LAVORO
Nelle scorse settimane all’amministrazione guidata da Marco Magrini è stato notificato il ricorso del lavoratore, che ha quantificato in 1.996,12 ore il totale delle ferie non godute alla data del pensionamento. Con una giornata lavorativa di sette ore e dodici minuti, ciò significa che il dipendente ha accumulato circa 277 giorni di vacanza. Giorni in cui avrebbe dovuto starsene a casa (o al mare, o in montagna, a seconda dei gusti) a godersi il meritato riposo, sancito anche dalla Costituzione, ma nei quali era invece in ufficio. Ferie di cui, arrivato il momento di cessare il rapporto di lavoro per raggiunti limiti di età, non ha usufruito. E la responsabilità, a suo dire, è dello stesso ente. Da qui l’istanza presentata in Tribunale, sezione lavoro, per ottenere la condanna della Provincia a sborsare la bellezza di 80.270,97 euro, oltre a interessi e rivalutazione monetaria.
«UNA SCELTA VOLONTARIA»
Ma Villa Recalcati, come deliberato pochi giorni fa dal presidente Magrini, ha deciso di costituirsi in giudizio. Nel documento che affida il patrocinio dell’ente all’avvocato Daniele Albertini, si «prende atto dell’asserito e anomalo accumulo di ore di ferie». E si citano sentenze della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato che sanciscono il principio che «il diritto alla monetizzazione delle ferie viene meno quando queste non siano state godute per scelta volontaria del dipendente». Per la Provincia, dunque, se il lavoratore ha rinunciato alle vacanze lo ha fatto per una decisione personale, non per un’imposizione.
L’articolo completo sulla Prealpina di lunedì 23 giugno, in edicola e disponibile anche in edizione digitale.
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