IL CASO
Dentix, la beffa di Natale

La beffa di Natale è servita. Perlomeno per un’ampia fetta di cittadini che si sono ritrovati invischiati nel fallimento di Dentix, colosso delle cure odontoiatriche (che a Busto aveva uno degli studi più grandi e importanti d’Italia) travolto dalla crisi e protagonista di una veloce chiusura di tutti i centri specialistici nel mese di marzo.
La beffa, come rivela Federconsumatori, riguarda tutti quei cittadini che avevano prenotato interventi dentari pagando direttamente con assegni, carte o contanti un conto talvolta superiore ai diecimila euro.
Come spiega una nota del segretario provinciale Francesco De Lorenzo, costoro «possono certamente presentare istanza di insinuazione al passivo fallimentare per la restituzione degli importi versati», ma sappiano però che «data l’entità del fallimento, i debiti della società e la natura non privilegiata del credito per la restituzione, le chance concrete di recupero dei soldi sono remote».
Un modo gentile per dire che le somme versate a Dentix sono perse e che le necessità dei singoli andranno riprenotate (e ripagate da capo) altrove.
Ad altri dei centinaia di cittadini del territorio - perché Dentix si trovava anche a Saronno, Legnano e Gallarate - che da un giorno all’altro hanno trovato le porte degli studi sbarrate - come nel caso della centralissima piazza Garibaldi - è andata un po’ meglio. Cioè chi ha aperto un mutuo con una finanziaria, che Federconsumatori - come tutti gli altri enti coinvolti sul caso - ha cercato di sensibilizzare fin dal primo momento. Ebbene ci sono realtà come Fiditalia che «ha risposto positivamente, risolvendo i contratti e restituendo le eccedenze, laddove è stata presentata la relazione di un dentista di fiducia». Ma non tutti hanno agito alla stessa maniera, come illustra De Lorenzo: «Di diverso avviso Cofidis e Deutsche Bank che, accolta la richiesta di sospensione delle rate limitatamente a uno o due mesi, hanno poi offerto la prosecuzione delle cure presso centri convenzionati, senza tuttavia fornire successivamente alcun riscontro in tal senso alla maggioranza dei richiedenti».
In questi casi la prospettiva suggerita dalla realtà che tutela i consumatori è di «avviare un’azione di risoluzione del contratto di finanziamento con la proposizione di un ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario». Però si tratta di una strada che prevede dei costi e non offre a priori certezze sull’esito.
Insomma, la fine di Dentix ha lasciato alle sue spalle un cumulo impressionante di problemi, con cui moltissime persone stanno facendo i conti anche otto mesi dopo la chiusura degli uffici nazionali. In qualche caso con la quasi certezza di non riuscire più a cavare un ragno dal buco.
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