LA GIOEUBIA
Falò, divampa la polemica
La preside dell’Ite Tosi scrive al sindaco: «Non lo autorizzi qui fuori». E replica a Lattuada

«Caro sindaco, le chiedo di non autorizzare alcun falò fuori dalla nostra scuola». Firmato: Amanda Ferrario, dirigente scolastica dell’Ite Enrico Tosi.
Inizia così una lunga lettera diramata ieri, domenica 19 gennaio, dall’istituto superiore di viale Stelvio, in risposta alla provocazione di parte politica che l’ha interessato direttamente.
L’autentico caso di cui la lettera è solo l’ultimo ma probabilmente non ultimissimo capitolo si è andato montando nientemeno che attorno alla Gioeubia.
Tradizione
È iniziato la settimana scorsa con la stessa preside che negava all’associazione Noi del Tosi l’autorizzazione a dare fuoco al fantoccio: «Da anni accadeva regolarmente il giorno precedente alla festa cittadina, ma per quest’anno ho deciso diversamente per tre motivi che riguardano sovrapposti impegni, un tema ambientale legato all’inquinamento atmosferico, che ha raggiunto da ultimo livelli molto alti di agenti inquinanti in zona, e non di meno i danni causati lo scorso anno dal fuoco del suddetto falò, che ha crepato diversi vetri delle aule scolastiche con conseguente danno economico», spiega Ferrario, che ha anche invitato gli studenti della scuola a «pensare a momenti condivisi e partecipati per celebrare qualcosa di sentito».
Gli stessi che ha raccomandato proprio in merito ai cambiamenti climatici: «A inizio anno ho sostenuto che non avrei giustificato alcuno sciopero sul clima, ma che, se il tema fosse risultato di interesse reale da parte degli studenti, avrei appoggiato e condiviso battaglie concrete».
La provocazione
A non sentire ragioni è stato invece Checco Lattuada, coordinatore di Fratelli d’Italia, che appena lo ha saputo ha accusato la dirigente del Tosi di fare politica, di infangare le belle tradizioni, di strumentalizzare una problematica ambientale che non meriterebbe alcuna attenzione, rilanciando infine con il proposito di andare al parcheggio davanti alla scuola, dopo domani, ad appiccare il fuoco a una gioeubia: «E vedremo quali sembianze avrà», conclude, con riferimento al famoso caso nazionale sorto due anni fa quando i giovani leghisti bruciarono il fantoccio di Laura Boldrini, allora presidente della Camera.
L’ipotesi è che si faccia riferimento, stavolta, direttamente alla preside.
Dura replica
Durissima la replica della preside, che dopo l’invito al sindaco a non avallare una simile provocazione e dopo avere ribadito le ragioni profonde di una scelta ambientalista che è anche educativa, avendo a che fare con la coscienza civica e con il contributo che ognuno può dare al miglioramento collettivo, passa a Lattuada al quale non le manda certo a dire: «Impari a non sentirsi autorizzato a parlare di cosa deve o non deve fare la scuola solo perché chissà quando l’ha frequentata. Non invochi le tradizioni, che significano radici, cultura, quella che il Tosi fa quotidianamente. Non ho intenzione di farmi strumentalizzare, né che questo accada davanti alla nostra scuola, da parte di un signor qualunque che della scuola si interessa solo estemporaneamente per i suoi scopi personali».
Così, se ci può essere qualcosa di certo è che il clima si è surriscaldato in anticipo sull’accensione della prima Gioeubia di quest’anno.
E oggi si attende con un certo interesse la risposta del sindaco, che dovrà fare i conti da un lato con l’autonomia decisionale dell’istituto, dall’altro con le sue personali scelte politiche.
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