L’INCHIESTA
Busto, frode fiscale da 34 milioni
La Guardia di finanza ha chiuso le indagini su un giro di false fatture, società cartiere e denaro da ripulire. Coinvolte 26 persone tra imprenditori, prestanome e un faccendiere svizzero,

Un articolato sistema di frode fiscale mediante la costituzione di società cartiere, ovvero società create al fine di produrre fatture per operazioni inesistenti. Il giro d’azione era vasto: coinvolgeva realtà operanti in Lombardia e Piemonte. La Guardia di Finanza di Varese, coordinata dalla Procura di Busto Arsizio, sta notificando oggi, martedì 27 dicembre, gli ultimi avvisi di chiusura delle indagini preliminari per l’inchiesta su una frode fiscale da 34 milioni di euro.
Gli indagati, secondo gli investigatori della Gdf, avevano come modus operandi quello di giustificare nella contabilità le operazioni fittizie, facendosi accreditare dai clienti bonifici bancari e restituendo poi le somme in denaro contante, al netto di una provvigione per il servizio occulto. Per tenere in piedi questo sistema, venivano anche reclutati numerosi prestanome, posti nominalmente a capo delle società cartiere.
Le indagini di polizia economico-finanziaria hanno passato in rassegna tabulati telefonici, ricostruito operazioni bancarie, esaminato intercettazioni telefoniche e ambientali audio-video e con apparecchiature gps, eseguito pedinamenti, oltre all’analisi di tutta la documentazione contabile e amministrativa. Dunque un lungo ae articolato lavoro.
La frode, secondo quanto emerso dalle indagini, consentiva a società, attive ed operanti in vari settori merceologici, di conseguire indebiti ed ingenti risparmi di natura fiscale deducendo costi e (spesso) detraendo Iva a credito, non spettanti, in quanto generati dall’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Tale sistema consentiva inoltre di ripulire grandi quantità di denaro di dubbia provenienza.
Sono numerose le aziende finite sotto la lente d’ingrandimento dei finanzieri; si stima, dal 2017 al 2021, un giro di oltre 30 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti oltre all’Iva indebitamente detratta per altri 4 milioni.
Tre gli indagati che hanno già patteggiato, ora sono 23 le persone, tra imprenditori, prestanome e un attivo faccendiere elvetico, tutti accusati di emissione o annotazione di fatture per operazioni inesistenti, alle quali viene notificata la chiusura delle indagini. Nel frattempo, l’autorità giudiziaria ha disposto misure cautelari reali riguardanti il sequestro preventivo di beni, denaro ed altre utilità al fine di tutelare la successiva pretesa erariale, per un valore complessivo di 6 milioni di euro, nei confronti dei molteplici imprenditori indagati.
© Riproduzione Riservata