iI RANDAGI
Il canile sogna il... gattile
Lavori in corso all’Apar: «Tante idee ma servono fondi»

Il contratto era in scadenza un anno fa, in giugno. È stato rinnovato prima per sei mesi, poi per altri sei. In tempi di pandemia, non era - e non lo è ancora - il caso di imbarcarsi in una gara di appalto.
Il canile è tuttora gestito da Apar, che vorrebbe migliorare la struttura e ampliarla, magari dando casa anche ai gatti randagi, che sul territorio non mancano.
«Abbiamo chiesto un paio di migliorie, cose semplici - spiega Anna Gagliardi -. L’assessore Max Rogora aveva proposto di cambiare l’ingresso e di spostare le gabbie dove ci sono le piante, ma si è lasciato perdere. Noi abbiamo solo chiesto di poter recintare il campo laterale per avere altri campetti in cui rendere possibile qualche sgambata quando le persone vengono ad adottare gli animali e vogliono prendere confidenza».
Apar era pronta a gestire le spese come associazione. Agesp ha chiesto di attendere: meglio agire quando si ha in mano un contratto che non sia in scadenza ravvicinata.
Qualcosa, comunque, è stato fatto, per non essere travolti dalle piante: «Abbiamo chiamato una ditta e in parte siamo intervenuti noi - dice Gagliardi -. Non tocchiamo le piante secolari, ma non vorremmo ci cadessero in testa. Intanto, provvediamo alla manutenzione: adesso dobbiamo imbiancare, ci arrangeremo come facciamo da 21 anni. Abbiamo avuto il primo incarico il primo dicembre 1999».
Ora i cani accolti sono 53. Animali che vanno seguiti con particolare attenzione. Tra dicembre e marzo sette hanno trovato casa.
«Se i cani sono agili e le persone disponibili, l’iter di adozione è veloce. Siamo riusciti anche con un cane che non voleva mettere piede in una casa. Un condominio non era adatto, ora vive in una casa con giardino, in periferia. La gente deve capire che ci sono situazioni particolari. Servono prove di passeggio, prove di convivenza. Abbiamo cani spaventati, quelli che temiamo siano stati importati dal Sud. Non abbiamo prove, ma uno è affetto da leishmaniosi, malattia portata da un pappatacio che vive vicino alle coste. Se si manifesta a livello cutaneo è curabile, se prende i reni è letale. Lo abbiamo sperimentato. Ma prima di Natale una femmina di pitbull con leishmaniosi stabilizzata è stata adottata e sta benissimo. Ora facciamo corsi sulle adozioni: giusto essere bene informati. Se tanti ascoltassero i nostri consigli, molti più cani uscirebbero dalle gabbie».
Le storie positive non mancano. Certo, servirebbe uno spazio anche per i gatti. Ma la spesa non è facile da affrontare.
«Magari - dice Gagliardi - potremmo creare convenzioni con un gattile esistente. Per ora abbiamo dovuto abbandonare l’idea di casette grandi come quelle dei cani. Abbiamo fatto adottare tanti micetti. Quanto alle polemiche, vogliamo restare fuori da ogni rivalità».
© Riproduzione Riservata