CHARLOTTE CHIUSO
Il barista: «Vittima d’ingiustizia»
Il titolare contesta le accuse: «Non ho dato da bere a quel ragazzo, rispetto le regole anti-Covid»

Si sente vittima di un’ingiustizia Fabrizio Zucchinali, il titolare del Bar Charlotte, chiuso per sette giorni per mancato rispetto delle norme anticontagio. «Mi vengono addebitate cose assurde, accuse infondate che possono essere smentite da un video che ho già consegnato all’avvocato», sostiene Zucchinali.
Il barista ricostruisce così l’episodio: «Sono uscito dal locale una ventina di minuti dopo l’inizio del parapiglia, perché sentivo urla e confusione. Quando mi sono reso conto della situazione, ho provato a calmare il ragazzo che stava discutendo con gli agenti, portandogli anche una mascherina. Invece mi si accusa addirittura di aver incitato il ragazzo a opporsi alle richieste delle forze dell’ordine. È una cosa che non sta né in cielo né in terra».
Zucchinali contesta anche un altro punto: «Non è vero che ho somministrato io l’alcol alla persona arrestata: anche l’interessato ha detto al suo avvocato di aver bevuto in un altro posto prima di passare dal mio locale. Per tutto il pomeriggio, in piazza Santa Maria erano presenti due pattuglie fisse di Polizia e Carabinieri: hanno vigilato senza intervenire, evidentemente non avevano notato nulla di strano o irregolare. Io – continua Zucchinali – non faccio bere nessuno fuori dal locale. Ho anche esposto un cartello di 2 metri per 2 con questa raccomandazione. Dall’inizio dell’emergenza, oltre a fare il mio lavoro, mi tocca anche monitorare la situazione all’esterno. L’ho sempre fatto con la massima attenzione. Ma non tutti quelli che bevono, lo fanno nel mio locale. Venerdì mi hanno fatto chiudere alle 16, ma alle 19.30 la piazza era piena di bottiglie di birra: non le ho certo vendute io».
Zucchinali annuncia ricorso: «Nel provvedimento vengono citati episodi del passato che non mi hanno visto in alcun modo protagonista: se ne parla solo perché si sono verificati in piazza Santa Maria, anche se non sono stati organizzati da me. Sono “colpevole” solo di far parte di un gruppo ultras, neanche fosse una setta satanica».
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