CHIESA E PEDOFILIA
Il don chiama, Fedez risponde
La sfida via Instagram generata da don Alberto Ravagnani, 26 anni, coordinatore dell’oratorio di San Michele

Per aprire un canale di dialogo con Fedez, il rapper e influencer con milioni di fans, don Alberto Ravagnani ha deciso di sfidarlo sul suo campo: ovvero i social.
Su Instagram, in particolare, il ventiseienne sacerdote che da un paio di anni si prende cura dei ragazzi dell’oratorio di San Michele, ha deciso di postare una sua storia. Spiegando come l’ultima canzone di Fedez - intitolata Roses - lo avesse colpito e ferito. Per un passaggio del brano, in particolare, quello in cui spiega di preferire «le bimbe di Conte che i bimbi dai preti». Una chiara allusione alle tante storie di pedofilia dentro la chiesa che hanno scandito le cronache degli ultimi anni. «Ecco ùmi qui, Fedez, io sono un prete e, visto che mi piacciono un botto le tue canzoni, voglio presentarmi e fare un ragionamento con te», ha esordito nel video il giovane don, che col coronavirus ha aperto un canale di comunicazione con i suoi ragazzi che in pochissimo tempo ha spopolato, sino a raccogliere 50mila seguaci.
Per don Alberto, «il tono provocatorio della tua strofa - ha detto rivolgendosi al cantante - mi fa dire che certo non possiamo nascondere che ci sono stati tanti scandali dentro la chiesa, però come sempre fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce». Ed ecco allora il suo appello a Fedez: «Mi rivolgo a te per dirti che negli oratori e nelle parrocchie ci sono tantissimi ragazzi e bambini che crescono in maniera sana e magari, non so come, con il tuo aiuto potremmo dar valore a questa foresta che cresce e che ha invece tantissime storie belle da raccontare».
Fin qui, dunque, lo sfogo di un sacerdote che parla ai giovani e lo fa con i loro strumenti, senza disdegnare di andarci a bere una birra assieme, per capire nel loro mondo quali sono le dinamiche, i sogni e i problemi.
Ma ecco che, dopo qualche ora, con grande sorpresa è arrivata la risposta di Fedez. Il quale ha dedicato il suo sabato sera a caricare su Instagram un messaggio dopo l’altro. «Caro don Alberto - ha detto al prete bustese - credo che sia fighissimo poter creare un sano dibattito in questa maniera. Io sono certo che esistono tanti preti che, come te, portano avanti con vocazione e impegno la loro missione, facendo delle parrocchie i centri nevralgici per la crescita dei giovani. Da lì, in fondo, ci sono passato anch’io». E allora quella strofa del «no i bimbi dai preti», ha aggiunto il rapper, «non devi prenderla come un attacco personale. Quelli come te sono delle fantastiche pedine, ma dietro avete uno Stato che ha un enorme potere e cozza con le narrazioni spirituali». Per dirla chiara, «il Vaticano è stato spesso fin troppo clemente con i sacerdoti pedofili, ha insabbiato e dislocato altrove i colpevoli, invece di mandarli in galera. Chi è dietro di voi, che siete figure esemplari, ha fatto cose che mal si coniugano con il messaggio cristiano». Ma alla fine, ha ammesso Fedez, «il vero swag (in gergo giovanile, il vero fatto stiloso) è passare il sabato sera a registrare 300 stories per parlare con don Alberto». Ed era proprio il dialogo, pubblico e a viso aperto, pur su un tema scottante, quello che il novello sacerdote di San Michele cercava, al punto di preparare ieri, domenica 5 luglio, un altro messaggio per la pop star. Sperando che magari, a breve, il contatto social possa portare a organizzare qualcosa di più. Magari a contatto, «perché i ragazzi ti ascoltano - ha chiosato il don - e le tue parole hanno un grande peso. Per questo, se ti va, vieni a Busto a conoscerci»
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