IL PROCESSO
Il prof: «Fatti fare i massaggi»
Alle vittime, tre studentesse, avrebbe detto: «Ti salto addosso»

«Sei stressata, ti faccio un massaggio»: sembra un approccio da b-movie anni Ottanta, invece era una delle avances che il professore di un istituto superiore della zona rivolgeva alle studentesse. Il cinquantaduenne ora è a processo davanti al collegio presieduto dal giudice Nicoletta Guerrero (a latere Francesca Roncarolo e Giulia Pulcina) con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di tre ex allieve oggi ventenni.
I fatti contestati risalgono al periodo tra il 2016 e il 2018. Ieri, mercoledì 28 settembre, il tribunale ha ascoltato una ventina di testi, tra professori, genitori e ragazzi che all’epoca frequentavano la classe delle vittime. «Ci parlava delle sue esperienze, di quando pagava le prostitute, ci spiegava come farci le canne, faceva apprezzamenti sulle nostre mamme», è la sintesi della lunga udienza in cui l’istruttoria è stata completamente esaurita.
TI SALTO ADDOSSO
Il caso scoppiò quando studenti e genitori sottoscrissero una lettera destinata alla dirigenza scolastica in cui venivano elencati gli episodi che più avevano turbato i ragazzi. Quello che fece più scalpore è collocato prima delle vacanze di Natale del 2016, al termine di una lezione in laboratorio. Il prof si sarebbe avvicinato a una delle ventenni sussurrandole «Se ci provassi con te lo diresti ai tuoi genitori?» e facendo scivolare la mano verso i glutei. «Meglio che tu vada sennò ti salto addosso». La minore - a cui era stato assegnato un programma mirato alle strategie di apprendimento, come ha fatto emergere l’avvocato del responsabile civile, Carlo Alberto Cova - scoppiò in lacrime e tutto l’istituto se ne accorse e le dette solidarietà. Seguirono altri spiacevoli episodi, tipo piazzarsi davanti alla giovane seduta al banco e inarcare il bacino verso il volto. Una mossa che replicò più volte con un’altra studentessa.
MASSAGGIO
Il professore insisteva spesso con le richieste di massaggi alle ragazze e altrettanto si prodigava in grattatine al collo e apprezzamenti sempre sopra le righe. «Ti metterei a novanta», disse in classe a una delle sue predilette che spesso apostrofava come sua fidanzata. Ai maschi raccomandava di chiamarlo nel caso avessero in programma di pagare una squillo, a qualcuno faceva battute pecorecce sulla sorella, ad altri chiedeva il numero di telefono della madre. Alla fine gli allievi registrarono una delle lezioni tipo da allegare alla lettera di segnalazione. Nel 2019 il cinquantaduenne venne assegnato a un’altra classe. «Sono ragazze facili - diceva delle tre vittime - se le vanno a cercare».
LE INDAGINI
L’esposto approdò ai carabinieri e il pubblico ministero Susanna Molteni aprì un fascicolo per accertare la gravità dei fatti raccontati dai minori. L’insegnante, che è difeso dagli avvocati Antonio Maida e Vincenzo Girasole, ha sempre negato ogni intento lascivo e tra i testimoni comparsi eri c’è stato anche chi ha descritto i suoi atteggiamenti in chiave amichevole. «Più che un professore era un amico, molto alla mano e molto preparato professionalmente. Era in buona fede». E la scelta di farsi giudicare in dibattimento depone a favore della sua tesi.Ma lo stabilirà il collegio.
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