AL REDENTORE
Il quartiere senza marciapiedi
Davanti alla chiesa un parcheggio sterrato: «Manca luce e segnaletica»

«Il quartiere? Perché, esiste un quartiere qui? Io ho i miei dubbi», afferma tra il serio e il faceto Angelo Colognesi, storico portavoce degli Amici della Veroncora.
Il faceto sta nel fatto che, per quanti siano i suoi problemi, il Redentore è certamente fra i rioni o quartieri di Busto. La parte seria guarda invece all’elenco delle problematiche che alla partenza della Pedalata di San Grato, nessuno ignora: «Un rione senza marciapiedi non s’è mai visto», interviene subito uno dei partecipanti all’iniziativa.
L’assenza di marciapiedi, così come la scarsa illuminazione delle strade nel cuore del Redentore, come via Guido d’Arezzo, dov’è l’oratorio, sono in cima alla lista delle lamentele dei residenti: «Se non fosse per l’impianto di illuminazione del campo sportivo. Per vederci qualcosa bisogna sperare che sia in corso una partita», riferisce un terzo residente.
D’altronde, è celebre il caso dell’unica chiesa rimasta a Busto che non abbia una vera e propria piazza davanti a sé, ma piuttosto uno sterrato adibito a parcheggio.
Rione o no, quelli del Redentore non ne fanno certo un vanto. A farsi sentire è anche l’assenza di cartelli di segnaletica stradale. Continuano i residenti: «Complicano la vita agli automobilisti in fatto di precedenza», sostengono.
Noto e peraltro già trattato è il caso dell’incrocio tra le vie Corbetta e Vesuvio, dove la prima inizia il suo tratto sterrato che la porta a perdersi nei boschi. Proprio in quei boschi, che proseguono alle spalle della Veroncora e finiscono per Cascina Tangitt fino a Samarate, si annida un altro cronico problema del Redentore: l’abbandono di rifiuti.
«Anche i serramenti si trovano regolarmente, a farci un giro. Proprio qui dietro, c’è stata anche un’auto bruciata. Non so per quanto tempo è rimasta lì prima che la portassero via», assicurano.
«Comunque non è solo nei boschi che buttano di tutto. Anche a lato strada. Purtroppo, non abbiamo lo spazzino di quartiere. Forse è anche per questo che non siamo un quartiere», concludono.
Ma l’elenco, che annovera anche un episodio di scasso avvenuto lo scorso inverno ai danni della cappella della Madonna del Caravaggio, dove si biforca via Quintino Sella, potrebbe continuare.
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