COVID-19
Un anno senza il medico-eroe
La morte di Roberto Stella e la presa di coscienza collettiva del dramma: da Varese e Busto Arsizio a Milano oggi è il giorno del ricordo

Si terrà nel tardo pomeriggio di oggi, giovedì 11 marzo, la cerimonia in ricordo di Roberto Stella, presidente dell’Ordine
dei medici di Varese, coordinatore didattico della Scuola di
Medicina generale della Lombardia, primo medico deceduto lo
scorso anno per il Covid-19 organizzato da PoliS-Lombardia,
con il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.
A Busto Arsizio e nel resto della provincia di Varese, però, il ricordo di Stella è vivo più che mai.
«Ricordo il silenzio. Un silenzio che urlava sbigottimento e dolore».
A parlare è Giovanna Beretta, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Varese, a un anno esatto dalla scomparsa di Roberto Stella.
Il medico di base, il medico a capo della società scientifica Snamid, il medico con impegni nazionali sul fronte della formazione. Il medico caduto in battaglia, a causa del Covid.
«Ricordo lo sgomento: è avvenuto tutto così in fretta, gli eventi legati al coronavirus si susseguivano, rispetto a oggi non si sapeva nulla del virus».
Quel giorno ha rappresentato la prima, più dura presa di coscienza collettiva del dramma coronavirus. Ha rappresentato una cesura per tutti, non solo nella provincia di Varese, dove per molti anni Stella ha guidato l’Ordine dei medici, di certo non solo a Busto Arsizio dove il dottor Stella curava i suo i pazienti. Anche negli intelletti più fini, ha predominato il pensiero più semplice: se il virus ha portato via anche il presidente dell’Ordine dei medici, allora chi potrà coltivare la speranza?
Come è andata dopo, quanto è accaduto, lo sappiamo tutti, perché ancora adesso accade. Perché la battaglia non è finita.
Perché il numero di morti e malati causati dal coronavirus raggiunge l’inimmaginabile. Oltre centomila morti in Italia. La città di Varese, più Malnate e Casciago, annientati.
Un anno fa non si sapeva come combattere il virus, non esistevano o quasi le mascherine, non si sapeva come e quanto proteggersi. La paura era palpabile. Anche tra gli uomini di scienza per i quali la razionalità avrebbe dovuto prevalere.
«Il senso di impotenza, totale, enorme, l’incredulità: sapevo che la situazione non era buona, avevo ricevuto informazioni la sera prima sulle sue condizioni ma quando la mattina è arrivata la notizia della sua morte, è stato devastante».
Così Marco Cambielli, per alcuni mesi presidente dell’Ordine alla scomparsa di Stella, stretto collaboratore e amico «in un rapporto dialettico durato per quarant’anni».
L’Ordine dei Medici ha deciso di onorare il ricordo e l’impegno di Roberto Stella con un numero speciale del Bollettino, una pubblicazione online (sul sito web omceovarese): testimonianze, ricordi, riflessioni e immagini, nel Bollettino di cui è direttore editoriale Dino Azzalin, firme autorevoli del mondo della medicina e della sanità e una intervista esclusiva a Massimo Stella, figlio dell’ex presidente dell’Ordine varesino, che si è laureato all’università dell’Insubria pochi mesi dopo la scomparsa del papà e che, come lui, ha fatto la scelta di vestire il camice bianco.
Fra le testimonianze raccolte, c’è anche quella di che ricorda Roberto Stella con un paragone calcistico, per nulla irriverente, anzi. Dice che Stella ha applicato nel suo «percorso da leader» un metodo simile a quello del calciatore Johan Cruijff che portò la squadra olandese alla finale del campionato mondiale del ’74. E cita, 14 punti (come il numero della maglia del campione di Ajax e Barcellona), spiegandoli, e che si sintetizzano nel mantra seguente: gioco di squadra, responsabilità, rispetto, integrazione, iniziativa, allenamento, personalità, impegno sociale, tecnica, tattiche, sviluppo, imparare, giocare insieme e creatività.
«Queste sono linee guida che riassumono il passaggio di Roberto Stella tra di noi».
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