BORSANO
In cento contro Accam
Nessun discorso ufficiale, una trombetta, striscioni e qualche slogan: «L’inceneritore condanna il territorio».

Sacchi dell’immondizia gonfiati d’aria, scatoloni di cartone fatti a pezzi e issati come cartelli, striscioni esibiti ai due lati della rotonda, tanti volantini, slogan e un solo messaggio inequivocabile: No Accam.
Così l’omonimo comitato contrario all’inceneritore di Borsano si è dato appuntamento all’imbocco della strada alberata opposta al sagrato della chiesa dei Santi Pietro e Paolo, nella stessa frazione di Borsano, a «suonare la sveglia», riguardo agli ultimi avvenimenti che hanno portato al salvataggio di Accam.
Pian piano i manifestanti si sono moltiplicati raggiungendo circa un centinaio di presenze. Nessun megafono, però, nessun discorso ufficiale. Una trombetta e qualche slogan gridato hanno registrato gli acuti, insieme alle campane, di un brusio composto da piccoli crocchi, figli da un lato delle norme anti pandemiche e dall’altro dell’estrema eterogeneità dai manifestanti stessi: da alcuni sindaci dell’Alto Milanese a varie sigle associazionistiche e politiche. Tra i primi, in veste informale, erano Giuseppe Pignatiello e Roberto Colombo, primi cittadini rispettivamente del Comuni di Castano Primo e Canegrate, che insieme a Rescaldina hanno votato contro il salvataggio di Accam.
Di questi, solo Canegrate continua a conferire i rifiuti all’inceneritore di Borsano tramite Ala-Amga, la società che insieme ad Agesp entrerà a fare parte delle NewCo per il salvataggio di Accam.
Ma non sono pochi gli altri soci che conferiscono altrove: «Sono la maggioranza», precisa Colombo. Tra le varie anime della manifestazione non mancano alcune memorie storiche della lotta contro l’inceneritore. Con la stessa maglietta sbiadita dal tempo, Alessandro Barbaglia sembra arrivare direttamente da metà anni ‘90: «Pur di salvare la baracca condannano un territorio già inquinato». Intanto inizia una diretta Facebook di quelle che hanno reso noto il comitato No Accam, portandogli migliaia di visualizzazioni e una dote di oltre 2.300 firme a una petizione per fermare l’inceneritore. C’è anche la senatrice Laura Bignami, che fa appello all’unità: «Serve un fronte unico per le prossime elezioni così da formare un’amministrazione finalmente democratica, civile, che sappia ascoltare e non si arrocchi attorno agli interessi di pochi. La situazione di Accam è conseguenza di una politica che non ha rispetto del confronto né della collettività».
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