L’INVESTIMENTO
In piazza arrivano gli americani
La Residenza del Conte affacciata alla biblioteca rilevata da un fondo immobiliare Usa

Ci proveranno gli americani a risollevare le sorti del nuovo complesso di piazza Vittorio Emanuele II.
Per adesso di annunci ufficiali non ce ne sono ancora stati, ma da qualche tempo le redini della proprietà residenziale e commerciale ricostruita nell’ultimo decennio in città - stando a fonti attendibili - sarebbe confluita in un fondo immobiliare internazionale che ha deciso, pur tenendo in quota anche la capofila Soceba dell’imprenditore campano Michele Panico, di lanciarsi con forza in un investimento di lunga prospettiva.
Una scommessa su Busto Arsizio, sul suo centro storico e, in particolare, su questa zona nuova di zecca che però fatica a piazzare i propri spazi sul mercato.
Gli emissari milanesi del fondo avrebbero studiato a lungo l’operazione, per poi assorbire l’esposizione delle banche servita a lanciare il mega-restyling e quindi per stendere un piano industriale che consenta di far fruttare l’investimento, partendo giocoforza dal completamento delle opere ancora mancanti.
Sia chiaro: nessuno ha la bacchetta magica e non basta l’etichetta del fondo Usa per consentire a quest’area della città di prendere quota dall’oggi al domani, riempiendola di abitanti e di commercianti.
Ma l’operazione, per chi conosce questo genere di movimenti, ha basi solide e un significato preciso.
In pratica gli analisti della società, esperti di questioni immobiliari, avrebbero individuato in Busto una realtà dal potenziale di rendita piuttosto elevato. Un ragionamento che poggia sicuramente le fondamenta su uno studio approfondito dei flussi demografici (stiamo parlando della città più popolosa della provincia, con oltre 84mila residenti), su prospettive di aumento della richiesta di alloggio (Busto, d’altronde, subisce l’onda lunga di Milano e gravita nell’area di Malpensa) e anche su tendenze al rialzo dei prezzi.
Vien quindi da credere che, se oggi molti lavorano nel capoluogo ma abitano nella Manchester d’Italia (per ragioni di qualità della vita, costi abbordabili e trasporti numerosi e costanti con Milano), il fondo immobiliare ritiene allora che investire su una realtà come la Residenza del Conte potrebbe rivelarsi un affare.
Chi opera in quel settore, quotandosi quasi sempre in borsa, sa che i soldi spesi oggi rientreranno magari dopo tanti anni, ma il senso della scommessa è appunto quello di prevedere che i prezzi medi di un dato territorio siano destinati a crescere, di pari passo con l’aumento delle richieste di appartamenti.
Ci sono dunque molte probabilità che il nuovo management, peraltro in collegamento diretto con Soceba e con mandato affidato ad operatori immobiliari locali, decida di tenere comunque sopra soglia le medie di costo al metro quadrato di questi alloggi.
Ciò per far sì che la residenza del Conte resti in un target medio-alto e nella convinzione che il potenziale di Busto, prima o poi, farà fruttare questo sbarco di cui oggi si sa ancora ben poco.
A partire dal nome del fondo stesso, tenuto per adesso top secret.
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