IL CASO
Busto, la cella scoppia: arriva il console
Canadese arrestato su ordine della Florida: «Detenzione inumana»

Viene da un Paese che non brilla per le condizioni carcerarie, un Paese che arresta pure i piccioni viaggiatori che trasportano droga. Ma l’ambiente della casa circondariale di Busto lo ha scioccato. Il canadese sessantatreenne - in attesa dell’udienza in corte d’appello - ha smosso mari e monti per richiamare l’attenzione sul sovraffollamento di via per Cassano.
E ieri mattina, venerdì 31 maggio, da Milano, in istituto sono arrivati il console e una funzionaria per sincerarsi del trattamento riservato al concittadino arrestato ad aprile a Malpensa in esecuzione di un mandato spiccato dalla Florida con richiesta di estradizione. Extracomunitario alla stregua di maghrebini e sudamericani che popolano la struttura, ma cardiopatico, affetto da sindrome vagale e attacchi di panico, è stato collocato in una cella minuscola, con il letto a castello a tre piani insieme a due egiziani che fumano a letto. E nessuno, in tutto il penitenziario, che conosca una parola d’inglese. C’è solo un agente della penitenziaria che parla francese, giusto perché è nato nella Svizzera Romanda, ma il detenuto non è francofono e così non riesce nemmeno a comunicare le sue esigenze sanitarie.
Trascorso un mese, ha incaricato gli avvocati Livio Grandis e Nicola Canestrini di rivolgersi al garante dei detenuti di Milano, lamentando una reclusione «disumana e degradante», «ristretto in una cella di 2,5 metri per 3 e quindi privo dei 3 metri quadrati al netto degli arredi inamovibili che devono essere garantiti in base alla Convenzione europea per i diritti dell’uomo». Il canadese era arrivato a un livello di fragilità preoccupante.
Il consolato si è però mosso subito e la visita di ieri mattina, a cui era presente anche l’avvocato Grandis, ha rasserenato l’animo del sessantatreenne, professione designer con formazione universitaria in legge ed economia. L’assistenza sanitaria gli è stata garantita, il monitoraggio costante anche. Certo, resterà nella cella a tre ma quella è una piaga che affligge tutti i penitenziari d’Italia. Il console è stato ricevuto dalla direttrice della casa circondariale Maria Pittaniello, «donna estremamente gentile e attenta, come del resto lo sono gli agenti della polizia penitenziaria», spiega il suo legale.
Entro oggi la Florida dovrà inviare gli atti del mandato di arresto alla corte d’appello di Milano affinché il giudice possa decidere sull’estradizione. Sono quarantacinque i giorni concessi all’autorità giudiziaria statunitense per fornire la documentazione necessaria, scaduti i quali l’indagato ha diritto di essere rimesso in libertà.
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