IL MISTERO
Legionella al Museo del Tessile
Rintracciato il batterio in una fontanella del parco. Il sindaco: «Episodio scollegato dai casi di qualche settimana fa»

La fontanella del Museo del Tessile è stata sigillata. Perché in quel rubinetto pubblico, inserito nel cuore di uno dei parchi più importanti e frequentati della città, sono state individuate importanti tracce di legionella, il batterio killer che qualche settimana fa ha contagiato in contemporanea sedici persone, ha provocato due decessi (di soggetti che erano però affetti da altre e pesanti patologie) e ha scatenato un’emergenza sanitaria che per giorni ha tenuto sotto tensione tutta Busto.
Episodio scollegato
La notizia, rivelata ieri sera in Consiglio comunale dal sindaco Emanuele Antonelli, ha certamente del clamoroso, perché si tratta di un impianto a disposizione di tutti che viene utilizzato dagli avventori dell’area verde.
«Tuttavia - ha tenuto a precisare il primo cittadino - abbiamo ragione di ritenere che non si tratti della causa delle infezioni di inizio mese».
Insomma, si tratterebbe di una vicenda scollegata, anche perché gli individui colpiti dal batterio erano «in prevalenza anziani che si spostavano poco da casa». Fatto sta che Alfa, il gestore della rete idrica che negli ultimi tempi ha scandagliato acquedotti, tubi e appunto vedovelle sparse per i rioni, ha immediatamente comunicato il nuovo pericolo, poi provvedendo a chiudere l’erogatore d’acqua nel parco e a transennarlo, proprio per evitare qualsiasi pericolo.
In ogni caso, il reggente di Palazzo Gilardoni ha continuato a rassicurare tutti sul fatto che, «dal momento in cui Regione ha dato comunicazione della situazione di rischio esistente nel nostro territorio municipale, non ci sono stati altri casi, perlomeno non mi sono stati assolutamente segnalati dai responsabili di Ats Insubria».
C’è un altro ritrovamento
In realtà, nella stessa comunicazione di ieri, il sindaco ha anche fatto sapere che «tracce di legionella sono state riscontrate pure nell’impianto privato collegato a una torre di raffreddamento», senza specificare la zona della città interessata, ma «comunque si tratta di tracce molto piccole» rispetto a quelle della fontanella «e il gestore è già stato avvisato di procedere a una sanificazione».
Come viene, se ne va
Insomma, certezze su cosa abbia scatenato l’epidemia di fine agosto (scoperta però ai primi di settembre) non ce ne sono, «anche perché tutte le altre analisi effettuate sulle acque, anche nelle abitazioni delle persone colpite dal batterio, hanno dato esito negativo».
E, in ogni caso, «l’importante è che non ci siano stati focolai».
Così, per rispondere ai tanti quesiti rimasti inevasi e ora resi ancora più misteriosi dal questa colonnina in ghisa infettata, Antonelli ha offerto la sua versione: «Gli esperti di Ats mi hanno spiegato che la legionella fa spesso così. Si presenta per situazioni particolari delle tubature ma poi, come viene, se ne va».
Di contagiati, d’altronde, se ne contano sempre alcuni ogni mese in provincia di Varese, «ma si tratta di episodi isolati».
Ciò che è successo a Busto si è trasformato in allarme perché i casi si sono diffusi rapidamente nella parte nord di Busto Arsizio senza spiegazione. Il giallo resta dunque fitto, anzi lo diventa ancor più con l’irruzione sulla scena della fontanella con la legionella.
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