UNIVERSITÀ
L’Insubria cerca spazio in città
Ateneo a caccia di una sede per la facoltà di Scienze motorie. Sfuma l’ipotesi ex Borri

Il sopralluogo all’ex calzaturificio Borri, effettuato poco tempo fa, non ha offerto le risposte che si cercavano e ha fatto raffreddare l’ipotesi che sia quello il posto giusto.
Eppure i vertici dell’università dell’Insubria non vogliono mollare la presa: resta Busto Arsizio, secondo i responsabili dell’ateneo guidato dal magnifico rettore Angelo Tagliabue, la città in cui spostare le proprie prospettive di crescita.
Tant’è che la ricerca sta proseguendo, senza ancora scartare il vecchio calzaturificio ma guardando ad altre possibilità. Il tutto con l’idea che sia la facoltà di Scienze motorie a lasciare Varese e a trasferirsi nell’ex Manchester d’Italia, oltretutto con un contestuale incremento dello spessore formativo del percorso universitario.
Infatti, in questo momento, l’ateneo è al lavoro per potenziare gli organici del comparto e definire il progetto - da presentare in autunno - per avere il corso di laurea magistrale, quindi non più triennale ma quinquennale.
Fra un annetto la richiesta dovrebbe (potrebbe) essere ratificata e ufficializzata, in modo da inserirla nel piano formativo dall’autunno 2021. Ecco dunque che rimangono meno di due anni per individuare la giusta collocazione e aver predisposto la struttura.
Un sondaggio non semplice, quello in corso, perché le necessità sono tante: servono le aule, i laboratori e anche degli spazi per la parte pratica, cioè ginnica, quindi una palestra e un’area esterna attrezzata. Il Borri, potenzialmente, ha tutte queste qualità inespresse ma versa in una situazione complicata dal punto di vista strutturale, burocratico e procedurale, in cui tutto ciò che serve dovrebbe essere realizzato da zero, con vincoli architettonici non di poco conto rispetto alle necessità cercate.
In tutto questo ragionamento, non va dimenticato un aspetto: l’Insubria insiste con Busto perché ha numero di residenti e collegamenti pubblici che le permetterebbero di aumentare gli iscritti, allo stesso tempo serve però che la soluzione sia trovata in un luogo semi-centrale, per beneficiare dei servizi a disposizione ma anche per far sì che la presenza universitaria (stimata con la laurea magistrale in 500 persone) porti ricadute sul territorio, divenendo visibile, quindi utile al contesto socio-commerciale e più attrattiva per gli studenti.
Una partita molto complicata, su cui però non si sta affatto mollando la presa. Fino a prova contraria.
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