LA SENTENZA
Busto Arsizio, molestava le pazienti: condannato a 5 anni
Il medico di base era stato arrestato a novembre

Abusò di una paziente incinta: il gup Piera Bossi ha condannato a cinque anni di reclusione il medico di base arrestato a novembre dai carabinieri. A suo carico non c’era solo l’episodio denunciato dalla sudamericana che avrebbe molestato lo scorso ottobre, c’era anche quello per cui pendeva già un altro processo: i due fascicoli sono stati riuniti, la scelta del rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo sulla pena, è stata più che opportuna. I difensori valuteranno il ricorso in appello dopo aver letto le motivazioni. Il quarantaquattrenne intanto è detenuto a Pavia.
Stando a quanto ricostruito dai militari, coordinati dal pubblico ministero Martina Melita, la sudamericana all’ottavo mese di gravidanza si recò all’ambulatorio portando con sé la figlia del suo compagno, di appena otto anni. La donna aveva bisogno solo di un certificato di malattia, quindi contava di sbrigarsela in fretta.
Il dottore la ricevette con una premessa già di per sé discutibile: «La bambina resta fuori, non ha la mascherina e questa è la mia regola». Dopo di che si informò sulle condizioni di salute della futura mamma, la quale raccontò dei dolori addominali per cui tre giorni prima si era rivolta al ginecologo e lui si offrì di controllarle la pancia per escludere anomalie cliniche. Invitata a scoprirsi, la mutuata esibì solo le parti essenziali e a quel punto l’imputato le tolse le scarpe e pure i pantaloni e poi avrebbe iniziato a toccarla nelle parti intime sciorinando volgarità di ogni genere. La giovane protestò, alzò la voce ripetendogli «basta, basta» ma lui proseguiva imperterrito, incalzandola con domande pruriginose.
La paziente cercò di scappare ma mentre raccoglieva gli indumenti il medico la fotografò con il telefonino (durante la perquisizione saltarono fuori altre 2.852 immagini salvate nella cartella «nudità», tra quelle, 52 ritraevano pazienti all’interno del suo studio). E prima che la donna se ne andasse le chiese di mantenere il segreto, insinuando che fosse stata lei a provocarlo. Dopo neppure un mese il gip Stefano Colombo emise l’ordinanza cautelare degli arresti domiciliari. Il 31 dicembre il quarantaquattrenne finì però in carcere: nelle settimane di “clausura” aveva contattato la sudamericana e altre pazienti per convincerle a non parlare e, nel caso specifico, a ritrattare, quindi gli venne aggravata la misura.
Nel frattempo l’uomo aveva già un’altra accusa da cui difendersi: a marzo del 2022 l’aveva denunciato una ragazza che si fece visitare per problemi respiratori. La giovane disse di averne anche di intestinali e lui ne approfittò per ispezionarla con scatto fulmineo nelle parti intime.
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