IL PROCESSO
«Non è pedofilo»
La difesa dell’uomo che ha mostrato i genitali a tre bambine

È in grado di affrontare il processo? In che condizioni psichiche si trova il cinquantasettenne che a settembre di due anni fa mostrò i genitali alle bambine che giocavano in cortile? Questa la domanda a cui, da mercoledì 5 agosto, cercheranno di dare risposta il perito psichiatrico Mario Girola e il collega Nicola Poloni (consulente della difesa).
In attesa dell’esito, l’avvocato Elisa Crippa vuole chiarire il contesto della vicenda, precisando: «Non è un pedofilo». E spiega: «Il mio assistito, oltre a essere incensurato, è a giudizio, come si evince chiaramente nel capo di imputazione, per un unico e isolato episodio. Inoltre la pedofilia non c’entra nulla. Il mio assistito soffre, da molti anni, di una patologia psichiatrica ed è seguito dal Cps di Busto Arsizio».
Tre le minori che assistettero allo spettacolo: una di otto anni, una di nove e una di dieci. L’avvocato Giuseppe Lauria patrocina la costituzione di parte civile di una delle famiglie.
«A seguito dell’episodio», continua il legale Crippa, «i suoi familiari hanno optato volontariamente - senza che vi fosse sollecitazione alcuna da parte dell’autorità - per l’inserimento in una comunità socio sanitaria, che non è una comunità di recupero. Il gup ha disposto la perizia su concorde richiesta del pubblico ministero e della difesa e sulla base della documentazione medica versata prodotta».
L’avvocato del cinquantasettenne conclude: «Confidiamo molto nell’approfondimento tecnico, invocato e accolto dal giudice e finalizzato ad accertare l’infermità mentale grave e irreversibile dell’imputato, infermità da cui era affetto già in epoca antecedente al fatto per il quale è a giudizio».
Si torna in aula a ottobre per discutere le conclusione psichiatriche di Girola e Poloni.
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