COMMERCIO
Nuova moria di negozi
Settembre nero con tante saracinesche abbassate in centro

Persino uno che non vuol mai vedere nero come Bruno Ceccuzzi, storico commerciante del centro e presidente del Distretto urbano, qualche giorno fa si è sfogato: «Se non ci diamo tutti una regolata, se non ci si mette assieme per cominciare ad abbellire il nostro centro, allora è proprio dura». Certo poi lui ha precisato che «qui comunque non si molla».
Eppure un viaggio nel salotto buono, con le vetrine che fanno da... vetrina alla città, compiuto in un giorno di settembre che per tradizione è il mese della ripresa, regala sconforto.
L’estate, infatti, è stata la tomba di diverse attività di ogni genere, alcune pronte a sventolare bandiera bianca dopo tanti anni di onorato servizio. La fortuna di Busto Arsizio è che per ora, morto un Papa se ne fa un altro e c’è sempre qualcuno pronto a subentrare per tentare un’altra sfida. Ma stavolta il colpo di scure sulla fiducia sembra pesante.
I commercianti ripetono tutti lo stesso ritornello desolante: «Purtroppo i centri commerciali e le vendite via internet ci stanno uccidendo». E allora ecco che in pochi metri si susseguono le luci spente, così come i cartelli di vendita o affitto. Piazza Santa Maria, in questo senso, è significativa perché puntellata da locali vuoti. Anche in piazza San Giovanni c’è un negozio di abbigliamento che sta per fermare la propria corsa.
In via San Gregorio è da settimane svuotata la storica vetrina di Carpisa. Clima depresso pure dalle parti di via Montebello, dove un paio di commercianti si sono arresi alla difficoltà. Così vale anche per lo sbocco della strada su via Zappellini e piazza Cristoforo Colombo, dove la crisi si è mangiata sia un punto vendita di matrice alimentare che un ristorante. E poi, spostandosi in piazza San Michele, addio all’Ovs che ora crea un enorme vuoto sotto i portici del grattacielo cittadino.
Tutto ciò mentre dalle parti della nuova piazza Vittorio Emanuele, per adesso, ancora non si vedono scatti in avanti sul fronte dell’occupazione degli spazi commerciali disponibili sul mercato. Forse ci si arriverà, ma per adesso nulla di significativo si sta muovendo. E altre grida di dolore si stanno levando da via Cardinal Tosi, dove ci sono un paio di attività che stanno valutando se non sia il caso di gettare la spugna.
Insomma, la situazione resta asfittica ed è obiettivamente difficile ipotizzare che le cose possano cambiare in meglio in tempi brevi.
Il punto, semmai, riguarda il nodo degli affitti. In questo senso Busto ha una tradizione di proprietari che legittimamente preferiscono chiedere qualcosa di più e, viceversa, rinunciare ad avere un canone se le condizioni non sono giudicate soddisfacenti. Di fatto il contesto è quello che è, considerando poi che l’incremento nel tessuto urbano dei punti vendita di media distribuzione ha frenato la corsa agli investimenti su varie tipologie di esercizi al dettaglio. Non resta che monitorare quello che accadrà nei prossimi mesi, sperando che quella di settembre sia solo una parentesi sfortunata. Utile semmai come monito.
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