DOPO TRE SETTIMANE
Pasticceria Paganini riaperta
Oblazione penale più sanzione,i titolari dovranno pagare 38mila euro: «È finito un incubo»

Piangevano lacrime liberatorie, ieri, i pasticcieri Paganini.
La magistratura nel pomeriggio ha dissequestrato i due negozi chiusi dai carabinieri il 24 ottobre, il tempo di riaccendere il forno e sui banconi di via Mameli e di via Petrella torneranno le brioches e i cannoli che tanto ingolosiscono l’affezionata clientela.
Certo, non è bastato buttare via i prodotti scaduti o comunque privi delle etichette previste. Il pubblico ministero Francesca Parola e l’aliquota reati ambientali ha conteggiato un’oblazione penale da 32mila euro più una sanzione amministrativa di 6mila euro. «È finito un incubo», è il commento dei titolari che ora si butteranno nella preparazione dei dolci natalizi.
L’avvocato Cesare Cicorella, dopo giornate alle prese con questioni burocratiche e adempimenti di sorta sperando di rimuovere i sigilli il prima possibile, è sollevato: «Abbiamo ottemperato a tutte le prescrizioni, ora non c’è più nulla che possa essere contestato da carabinieri e tribunale».
Dunque la via d’uscita è stata l’oblazione, un rito processuale che consente di estinguere il reato commesso pagando un’ammenda o una multa alle casse dello Stato (ne esistono due tipi: una normale, prevista per le contravvenzioni punite con la sola pena pecuniaria, e una speciale o allargata contemplata anche per le contravvenzioni sanzionate con l’arresto).
La vicenda non è ancora del tutto conclusa, ci sono le questioni “giuslavorative” da definire, ma quelle seguiranno un iter diverso. L’indagine che si è abbattuta sulla pasticceria è partita a luglio, sulla base delle dichiarazioni di un dipendente a cui non era stato rinnovato il contratto. I dipendenti raccontarono che i camerieri venivano controllati a distanza, senza autorizzazione, attraverso le telecamere di videosorveglianza non autorizzate. Per anni sarebbero stati retribuiti con compensi difformi da quelli previsti contrattualmente, in violazione alla normativa sull’orario della prestazione e «approfittando del loro stato di bisogno».
Riferirono di straordinari non pagati, turni stabiliti senza equilibrio, controllo ossessivo anche quando si recavano alla toilette. E poi parlarono di somministrazione ai clienti di prodotti scaduti.
Dopo l’ispezione, il gip Luisa Bovitutti ha disposto il sequestro.
«Siamo davanti a un’ingiustizia dovuta a una ritorsione di natura sindacale. Ora sentiremo noi tutti i dipendenti per chiarire questa vicenda e dimostrare l’insussistenza delle loro accuse», ribadisce da giorni Cicorella.
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