BUSTO ARSIZIO
Pecore... sull’aiuola della Procura
L’ex consigliere comunale Audio Porfidio crea sagome di ovini pronte a brucare l’erba incolta

Tre pecore davanti alla procura. Sono quelle apparse ieri, giovedì 3 giugno, a brucare nelle folte aiuole antistanti il palazzo di giustizia: non erano in carne, ossa e lana ricciuta, ma di cartone plasticato. A farle stampare e ritagliare a forma di sagome ovine è stato l’ex consigliere comunale Audio Porfidio, che non ha mancato di dimostrarsi affettuoso verso le tre pecorelle intente a brucare l’erba, auspicando che l’opera a loro idealmente affidata possa venire presto svolta da qualche tosaerba, oppure da pecore autentiche sulla scia di quanto succede con qualche creatività altrove: «Con qualunque mezzo, purché mettano rimedio a questo scempio», sottolinea l’ex consigliere comunale, ancora leader indiscusso della propria lista civica “La Voce della Città”, attraverso la quale non manca di raccogliere segnalazioni dalla cittadinanza.
Nuova provocazione
L’ultima trovata di Porfidio, che non è certo nuovo a simili provocazioni, fa seguito alle numerose rimostranze che l’hanno raggiunto nel suo studio sul viale Duca d’Aosta, a proposito dello stato in cui versano le aiuole. A tali lamentele, l’ex consigliere comunale non poteva certo farsi trovare insensibile, dal momento che fu lui stesso, ai tempi, a realizzare le aiuole in questione prima di lasciare l’incombenza delle manutenzioni al Comune: «Inaugurammo la statua nell’ottobre 2010, questo lo ricordo bene, ora lo stato in cui versa tutto questo bel regalo che feci alla città di Busto è lì da vedere. Mi chiedo come facciano la manutenzione del verde e chi ci debba pensare e se non sia il caso di adottarla di nuovo, perché così combinata fa davvero pena. Oltre all’erbaccia alta e alle siepi ormai sformate abbiamo anche i ricordini che certi padroni diseducati di cani lasciano al proprio passaggio. Quando l’adottai io questa aiuola faceva la stessa pena e oggi che sono passati più di dieci anni e dopo che l’avevo rimessa a nuovo con uno sforzo economico per nulla indifferente ecco che siamo tornati al punto di partenza», accusa Porfidio, puntando il dito contro l’amministrazione comunale.
Amarezza e delusione
Tuttavia, la voglia di rimettere mano in prima persona all’aiuola è inversamente proporzionale all’amarezza e alla delusione ricavati in tanti anni di impegno civico: «Ho dato molto a questa città, eppure tra chi l’amministra mi porto dietro la fama di rompiscatole. Il problema però non sono io ma altri che non hanno la giusta sensibilità per i valori che certi simboli rappresentano. Qui al tribunale infatti non abbiamo semplicemente un’aiuola, ma anche un monumento alle vittime della criminalità organizzata, che sono cadute durante l’esercizio del proprio dovere. L’indecoroso stato in cui versa fa il paio con quello che è toccato al monumento ai Caduti, sciaguratamente traslocato in piazza Trento per consegnare al degrado la piazza Vittorio Emanuele. Per non parlare del monumento cubico all’Italia che avevo donato perché fosse posizionato in piazza Garibaldi e che poi è finito sulla rotonda tra via Marco Polo e viale Sicilia. Questa è una città senza gratitudine, in cui non mi riconosco più e che è cambiata in peggio da quando ci venni ad abitare per la prima volta, nel 1967. Perciò sto meditando se, oltre a disimpegnarmi dal fare qualcosa per questa città, visto che non ne vale la pena, non sia il caso di andarmene proprio e trasferirmi altrove».
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