L’ORRORE
Picchia la moglie, maltratta il neonato
Giovane già condannato per violenza sui genitori non potrà avvicinare la compagna
«Quel figlio di p.. deve morire»: il venticinquenne si riferiva al bimbo che la compagna portava in grembo.
Era novembre del 2018, la giovane era al settimo mese di gravidanza, e lui senza pietà la caricò in auto e la portò in ospedale: «Adesso vai ad abortire». Lei ovviamente non cedette.
Ma a pochi giorni dalla nascita lui le augurava che il piccolo non sopravvivesse al parto. Ieri mattina gli agenti del commissariato gli hanno notificato il divieto di avvicinamento e di qualsiasi forma di comunicazione con la ex, emesso dal gip Piera Bossi su richiesta del pubblico ministero Stefania Brusa, che ha coordinato gli accertamenti della polizia. Nei prossimi giorni verrà interrogato dal giudice, circostanza alla quale già è abituato visto che vanta una condanna a un anno e due mesi per maltrattamenti nei confronti dei genitori - che avevano avuto il buon cuore di adottarlo in fasce - e della nonna, e una di cinque mesi per furto.
Agghiacciante l’escalation di violenza inflitta alla vittima nel giro di pochi mesi. I due si erano conosciuti a maggio del 2018 in un bar dove entrambi avevano iniziato a lavorare. Fu amore a prima vista, «un vero e proprio colpo di fulmine» ha raccontato la ventiquattrenne agli investigatori. Lui sembrava davvero innamorato, pochi giorni dopo le chiese di fare un figlio «perché tu sei la donna giusta per diventare madre di mio figlio». Ad agosto la vittima era già incinta. E lui aveva già calato la maschera. Perso il lavoro, non riusciva a trovarne un altro ed era sempre nervoso, irascibile. Iniziarono le ingiurie, le minacce, gli insulti.
Dalle contumelie il venticinquenne passò alle mani, incurante della gravidanza, anzi, infastidito dalla prospettiva di diventare padre. Si dette all’azzardo e se la compagna non lo aiutava a studiare le combinazioni del superenalotto la prendeva a sberle. Da ottobre le percosse divennero quasi quotidiane. Tentò più volte di strangolarla e di soffocarla, la prendeva a calci mandandola a tappeto, mentre lei si rannicchiava su se stessa cercando di proteggere il pancione con le mani. A novembre l’indagato manifestò tutto l’odio che ormai covava per il bambino. «Deve morire, devi abortire», le ripeteva. «E se mi lasci ti uccido, ti investo con la macchina». Spaventata e angosciata la ventiquattrenne si allontanò e andò a vivere dalla madre. Ma lui si presentava sempre sotto casa, esasperandola al punto da indurla a tornare insieme. Qualche settimana di tregua, poi tutto come da principio.
Pugni, mani al collo, spintoni contro il muro. A maggio il lieto evento. Il venticinquenne non sopportava però il pianto del neonato, quando ancora mamma e bimbo erano in ostetricia urlava e sbraitava contro la compagna che non riusciva a zittire i vagiti.
Aveva appena un mese il piccolo quando il padre lo strappò dalle braccia della giovane che lo stava allattando. Schiaffeggiata lei, scosse il figlio con tale rabbia da farlo terrorizzare. C’è poi un episodio, particolarmente inquietante, su cui però gli inquirenti non sono ancora riusciti a fare piena luce: un giorno la donna chiamò sua madre chiedendole di correre da lei per calmare il nipotino, perché piangeva da più di un’ora a causa delle coliche. Quando la nonna arrivò lo trovò seduto sulle gambe del papà, con il volto e la pancina arrossati. L’uomo si giustificò subito: «Ho provato a tranquillizzarlo stringendogli forte la pancia per fare uscire il gas». A quel punto la neomamma si decise a chiedere aiuto alla polizia di via Ugo Foscolo. Non è stata una scelta facile, il sogno di una famiglia felice non ha mai smesso di coltivarlo.
Ma alla fine la ragazza è riuscita a salvarsi. E a salvare una creatura concepita, attesa e poi nata nella violenza più becera e crudele.
L’episodio riporta però l’attenzione sulla grave piaga della violenza in famiglia: il penultimo caso appena due settimane fa, quando un operaio di Fagnano era stato arrestato per avere sfasciato la casa dell’ex compagna e avere minacciato la donna davanti alla figlia minorenne.
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