MALTRATTAMENTI
«Se muori è meglio per tutti»: incubo a Busto Arsizio
Picchiava e umiliava moglie e figli. Condannato a 8 anni e 6 mesi

Nelle giornate in cui era in buona si limitava a trangugiare alcol e a sporcare in giro. Poi c’erano i giorni no. E quelli la famiglia non potrà mai rimuoverli. Torture e sevizie alla moglie e ai due figli, umiliazioni e disprezzo. A fine dicembre il quarantenne di origini siciliane è stato condannato a otto anni e sei mesi di reclusione (il pubblico ministero Rossella Incardona, al termine della requisitoria, ne aveva chiesti dodici). Con ogni probabilità l’imputato - che risiede in un comune del circondario - ricorrerà in appello.
A UN PASSO DAL SUICIDIO
La moglie - che si è costituita parte civile con il patrocinio dell’avvocato Laura Satta - nel 2019 arrivò a un punto di prostrazione tale da mettere fine alla sua vita. Da anni ormai maltrattamenti e tradimenti erano sfacciati, ci fu addirittura un periodo in cui l’uomo impose la presenza dell’amante e dei suoi figli tra le mura domestiche, in regime di concubinato. Il tentativo di suicidio venne sventato ma il marito anziché prendere coscienza delle proprie responsabilità reagì addossando le colpe alla moglie: «Ho cercato un’altra perché a letto non vali niente, non vali nemmeno come madre». Quando la donna cercava di ribattere agli insulti, l’imputato la riempiva di pugni alla bocca o la prendeva a calci sotto gli occhi dei loro figli, uno dei quali tutt’ora minorenne. Erano loro, nonostante la tenera età, a difendere la mamma dalla violenza paterna mettendosi in mezzo per evitarle le botte. Capitava pure che, per puro sadismo, l’uomo la costringesse a dormire nuda sul pavimento, soprattutto in inverno, sorvegliandola fino all’alba. Tra gli episodi contestati a processo - oltre alla contestazione suppletiva di violenza sessuale - c’era lo spegnimento di una sigaretta sul braccio e quello ancor più grave accaduto nel 2016, quando la cosparse di alcol e con un accendino cercò di darle fuoco. Nel 2018 provò a soffocarla con un cuscino dicendole che la sua morte sarebbe stata la cosa migliore per tutti: anche quella notte fu uno dei bambini a intervenire mettendola fortunatamente in salvo.
PERSONA INUTILE
L’uomo era spietato anche con i suoi ragazzi. Uno lo denigrava per la sua altezza («sei tanto coglione quanto alto»), l’altro per la sua bassezza («sei alto quanto una bottiglia di succo di frutta»). Gli epiteti che usava con entrambi erano «handicappato» e «persona inutile», le minacce «ti taglio la testa e la uso come trofeo sulla mensola». A gennaio del 2020, dopo una festa tra parenti in un locale, uno dei figli provò a convincerlo a non mettersi alla guida data l’evidente ebbrezza. Il padre reagì prendendo una bottiglia di vetro trovata in strada, rompendola sul marciapiede e puntandogliela alla gola. Scapparono tutti ma lui li raggiunse poco dopo armato di frusta. Nella primavera del 2021 all’altro figlio bruciò il labbro inferiore spegnendogli la sigaretta sulla mucosa. Alla moglie che guardava sgomenta cercando di strapparglielo dalla grinfie disse «è colpa tua, dovresti dargli il resto».
ALLONTANATO
Non è mai troppo tardi per rompere le catene. La donna nel 2021 lo fece e agli inquirenti raccontò il decennio di terrore vissuto in quella casa. Ad agosto di quell’anno il pubblico ministero Pasquale Addesso chiese e ottenne per il catanese la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla famiglia. Ora è arrivata la condanna.
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