IN TRIBUNALE
Busto Arsizio, ricatti hot alla vedova
Sessantenne a processo per un video a luci rosse

«Forse non lo sapevate ma non è mai stata una santa, ha messo tante di quelle corna al povero marito che, pace all’anima sua, si è rigirato nella tomba»: non è un messaggio che colma il cuore di pace e serenità quello che l’imputato, a gennaio del 2020, mandò alla cognata della ex fidanzata.
Una cinquantenne vedova, rimasta precocemente sola, con un figlio da crescere e il desiderio di essere ancora felice. Dopo la morte del marito la donna iniziò una relazione con il sessantenne a processo per violenza privata e interferenze illecite nella vita privata: i parenti del coniuge non ne gioirono, ma si sa, il superstite ha diritto di guardare avanti. Di quella scelta la donna si pentì quando decise di chiudere il rapporto. Era il 2016: l’uomo iniziò a minacciarla e a ricattarla con un video hot girato - all’insaputa dell’orbata - nell’intimità. «Stai attenta perché lo mando alla tua famiglia, a tuo figlio», le intimava per impedirle di lasciarlo. Fino a febbraio del 2020 la cinquantenne tenne duro, ma quando lo zio del defunto ricevette su Facebook l’ennesimo messaggio dall’ex compagno si rivolse ai carabinieri. «Vi ha dato fastidio vedere la moglie di tuo nipote con un altro... ma dovete sapere che lei era già e stava già con altri due uomini, prima di parlare male di me forse sarebbe stato meglio sapere chi fosse lei».
Lo sconcerto e il disgusto dei familiari è facilmente immaginabile, così come l’imbarazzo della vedova, a cui l’uomo aveva incominciato a inviare frammenti del loro video dicendole «ti sputtano con i tuoi suoceri e tua cognata».
L’idea di denunciare l’ex si insinuò concretamente quando il sessantenne pubblicò nello stato di whatsapp la foto, estrapolata dal filmato, della sua camera da letto con didascalia «prima puntata».
Il pubblico ministero Susanna Molteni, alla luce degli elementi prodotti dai carabinieri, firmò il decreto di citazione diretta a giudizio, ieri la prima udienza davanti al giudice Nicoletta Guerrero che si è conclusa quasi subito: il reato più grave commesso dal sessantenne, ossia registrare all’insaputa dell’allora compagna un loro rapporto sessuale, si consumò in una località che non ricade sotto la giurisdizione di Busto Arsizio. Il fascicolo è stato quindi trasmesso al tribunale di Monza per competenza territoriale.
© Riproduzione Riservata