Via dei Mille, dopo un anno il nulla
I rifugiati furono trasferiti dodici mesi orsono, alcuni sono tornati attorno all’ex Enel

Materassi e coperte luride gettati alla rinfusa. Un televisore fatto a pezzi, radioline, un fornelletto. Poi biciclette cannibalizzate, persino un paio di stampelle. In generale un cumulo spaventoso di rifiuti alimentari. Non ci fosse la vegetazione che inizia a crescere e una staccionata perennemente vandalizzata a far da riparo allo sconcio, sarebbe tutto in bella vista. Ma c’è comunque questo all’ombra dell’edificio di via dei Mille che per qualche anno ha fatto da casa per una miriade di richiedenti asilo assegnati a Busto Arsizio nell’attesa che commissioni e tribunali vagliassero la loro richiesta di protezione internazionale, quindi la legittimità dell’accoglienza sul suolo italiano.
Giusto un anno fa quei ragazzi furono portati via, trasferiti altrove, sempre in Lombardia. Erano quasi duecento i profughi ospiti nel palazzone ex Enel, quando vennero caricati su alcuni bus per “liberare” Busto non tanto da loro, quanto dalla discussa gestione della KB srl. Più di dodici mesi sono passati da quel giorno di trambusto, ma se oggi l’area è stata svuotata dal centro migranti, certo non è stata liberata dal degrado, probabilmente neppure da un drappello di quegli stessi africani che ricevettero la lettera di trasferimento.
Chi abita da quelle parti dice che un buon numero di quegli stranieri, dopo qualche tempo, è tornato in città. Non poteva più fisicamente varcare la soglia del fabbricato della KB, ma ha potuto comunque reinstallarsi in zona, in rifugi di fortuna. Come nel caso di quelle tettoie che sorgono proprio alle spalle dell’ex Enel, dove con miseri strumenti in molti hanno passato l’autunno e poi l’inverno.
Da qualche balcone hanno anche visto dei ragazzi di colore scavalcare il muro del cortile di via dei Mille, per cercare di introdursi nelle cantine dell’edificio che un tempo era il quartier generale della gestione dei migranti. Forse sono davvero alcuni degli stessi che ci hanno abitato regolarmente e che si sono ripresentati - ormai senza più permesso di soggiorno (visto che nel 90 per cento dei casi le richieste d’asilo sono state respinte) - in luoghi che ormai conoscevano, dove avevano imparato a muoversi e ad arrangiarsi, chi come posteggiatore abusivo, chi come manovale in nero, chi purtroppo come affiliato a qualche gruppo dedito alla microcriminalità.
Un ritorno in quei terreni delle Nord in cui si sono mescolati ad altri sventurati e sbandati, magari di differenti etnie, accomunati nella necessità di trovare un modo per sopravvivere. Qualunque modo.
Ed è così che quel terreno di via Monti - ma non è il solo - è tornato spazio di occupazione, nel degrado più assoluto che non si riesce a scacciare.
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