BAFF
Busto bistrattata nei film
Da Totò a Boldi, tante le citazioni quasi sempre ironiche. Pisati: «Si salva Tornatore». Il mito di Mariella Lotti

A caccia di informazioni su Mariella Lotti e naso storto rispetto al modo in cui il nome di Busto Arsizio è stato bistrattato nel cinema italiano. I bustesi, sindaco in testa, che ieri si sono gustati l’incontro con il giornalista di Prealpina Diego Pisati su La Busto del grande schermo, hanno scoperto parecchie curiosità e avranno di che discuterne.
Il direttore artistico del Baff, Steve Della Casa, ricorda quante storie si possano scoprire lavorando a fondo sui personaggi. Lui, ad esempio, conosce la Lotti perché il playboy di Gavi, il suo paese, millantava avventure con l’attrice dopo il film Il diavolo in convento girato lì.
«Mirella Lotti era molto amata, ha rischiato di diventare principessa e regina, avendo una storia con il principe di Romania - rievoca Pisati - Diva di regime, fece ricorso a Galeazzo Ciano per un film in cui si parlava di suicidio, tema non caro al fascismo».
Pisati propone una decina di clip tratti da film in cui si parla di Busto. «E’ la città del Baff, dell’Icma, di Anita Caprioli - spiega Pisati - Ecco, divertitevi ma non prendetevela troppo». Si parte con Totò, cui si rende omaggio con Uccellacci e uccellini. In 47 morto che parla chiede al cameriere Carlo Croccolo se sia pronta l’aragosta, «l’ho fatta venire da Milano, cioè da Busto Arsizio». E’ la scena dell’«e io pago» e il servitore deve solo assecondare chi millanta inesistenti prelibatezze. Poi c’è Paolo Villaggio, che in I no spik Inglish boccia con un «agghiacciante!» il nominare Busto Arsizio accanto a Todi, Urbino, Venezia. L’aggettivo ricorre in Sistemo l’America e torno, di Nanni Loi. «Dice che il nome doppio permette effetti comici», sottolinea Pisati.
Ed ecco L’ombrellone di Dino Risi. Enrico Maria Salerno stronca a un’asta Sandra Milo: «Ma quale turco, li fanno a Busto Arsizio quei tappeti lì». Segue Lino Banfi ne Il ripetente fa l’occhietto al preside. Parlando con Annamaria Rizzoli usa Busto Arsizio per pezzare alla gaffe sul busto che indossa. Siamo poi a Yuppies: Massimo Boldi bacchetta il suo uomo delle pulizie, che «viene da Busto Arsizio». «Dice che la città gli sta a cuore perché è vicina a Legnano, gliene chiederete conto alla serata finale sabato», rimarca Pisati.
Ancora Vacanze di Natale ‘90:Giannina Facio esprime tutta la noia di Busto, dove il marito Boldi «si è fatto la fabbrica»: «Certe sere è la morte civile, facce cupe piene di angoscia, disperate. Da canna del gas». Nella versione del 1995 Neri Parenti gira una scena in piazza Santa Maria, con volo di Boldi sul ghiaccio. Ne Il compagno don Camillo viene da Busto uno dei due finti russi che Fernandel chiama a parlare malissimo della patria del comunismo. Ed ecco L’uomo delle stelle di Tornatore: Leo Gullotta dice di andare da Messina a Busto, quasi fosse l’America. «Ne La valigia dei sogni di Comencini, la fabbrica in cui si macerano pellicole è a Busto - ricorda Pisati - Ora è la città in cui nascono film e si vive il festival» . Emanuele Antonelli è dispiaciuto: «Dobbiamo finanziare un film in cui si parli bene della città». Pisati lo rassicura dicendo che la rivale Gallarate è trattata pure peggio.
Si torna a Mariella Lotti: «Donna affascinante, ebbe una carriera fortunata con 50 film in 12 anni in linea con i telefoni bianchi ma recitò anche ne La spina nel cuore di Lattuada e Un giorno nella vita di Blasetti, suora che salvava i partigiani dai nazisti. Aveva lavorato con Jean Gabin e i francesi la adoravano per la sua eleganza», ricorda Pisati e chiede se il pubblico conosca suoi parenti. Paolo Ferrario, di Sei di Busto Arsizio se..., svela di avere fatto ricerche all’Anagrafe: «Nacque il 17 novembre 1919, abitava in via Lualdi 2. Vero nome Maria Camilla Pianotti. Dopo il periodo romano, si trasferì a Montecarlo e poi a Parigi. Dall’ingegner Alfredo Zanardo ebbe un figlio. Dai necrologi risulta morta a Parigi il 3 dicembre 2004».
Che dire di più? Qualche battuta su Luigi Cozzi, su Rita Rusic, profuga dalmata a Borsano, sui «figli ingrati» Mina e Uto Ughi. Di Busto il cinema parla e parlerà ancora.
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