GENEROSITÀ
Animali curati, canile in rosso
Le spese per un cane e un gatto bisognosi di cure costose mandano in crisi i volontari Apar

Per salvare Wendy, una meticcia di circa un anno e mezzo alle prese con una grave patologia, si sono dissanguati. Poi si è presentato anche il problema di un gattone nero a cui è dovuto essere asportato un occhio: anche in quel caso i volontari di canile Apar e rifugio Elia (che si prendono cura pure delle colonie feline) hanno attinto dal già magro conto corrente dell’associazione per provvedere a ciò che serviva. «Non che per un solo istante qualcuno di noi abbia pensato di rinunciare agli interventi - spiega Anna Gagliardi, una delle responsabili più attive della struttura di via Canale - ma in effetti adesso si fa fatica a provvedere a tutte le esigenze dei nostri animali».
n realtà, ogni volta che si presenta qualche emergenza straordinaria, assieme alle spese cresce anche la generosità di chi aiuta il gruppo a mandare avanti l’impegno. «Il caso della nostra Wendy, però, è stato ancor più impegnativo di altri, dal punto di vista pratico ed economico».
L’intervento a cui è stata sottoposta è particolarmente delicato, con fissazione dello stomaco e restringimento dell’ernia iatale. «Non era detto che ce la facesse - riflette Anna - ma bisogna provarci e adesso si sta riprendendo. Siamo stati più volte a Milano per farla visitare, per fortuna sembra che sia andato tutto come doveva». Eppure le sue esigenze non sono ancora finite. Altri soldi se ne andranno per far costruire una particolare struttura che le consentirà di mangiare praticamente in posizione eretta, lasciandola lì dentro anche per un po’ di tempo dopo ogni pasto in modo da poter agevolare la digestione. Una tortura obbligatoria per salvarle la vita e farla ristabilire.
«Ebbene sì, ci ha mandato un po’ in crisi con le risorse, ma chi se ne importa. In qualche modo faremo, sperando in aiuti o comunque consapevoli che ciò che serve per Wendy e per gli altri cani e gatti lo metteremo di tasca nostra, come avviene spesso».
D’altronde la storia del canile è anche infarcita di esperienze in cui i sacrifici compiuti sono stati ripagati da risultati eccellenti. Come insegna Leone, un pastore ritrovato su un marciapiede con l’osso frontale distrutto e in fin di vita. I volontari Apar lo hanno preso, curato e addestrato a vincere la diffidenza che lo caratterizzava. Ora è stato adottato assieme a un altro cane e sta benone. «Per questo non ci fermiamo - conclude Gagliardi - e, nel prossimo weekend, organizzeremo al canile un banchetto autunnale per raccogliere altri fondi che aiutino esemplari come Wendy. Chissà che un giorno un’adozione del cuore - come le chiamiamo noi - non possa toccare anche a lei...».
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