IL PROCESSO
Delitto di Carol, rigettate tutte le richieste di Fontana
Udienza a porte chiuse a Busto. Dichiarazioni spontanee dell’accusato che avrebbe escluso la premeditazione. Rigettata la costituzione a parte civile del Comune di Rescaldina

E’ iniziata poco dopo mezzogiorno di oggi, giovedì 13 ottobre, a porte chiuse, l’udienza dal Gup di Busto Arsizio per la richiesta di processo con il rito abbreviato per Davide Fontana, il 43enne dipendente di banca in carcere con l’accusa di aver ucciso e fatto a pezzi la 26enne Carol Maltesi, con cui aveva una relazione. L’omicidio è avvenuto nel gennaio scorso a Rescaldina, i resti della donna furono ritrovati a marzo. Fontana, presente in aula, con una richiesta "molto articolata" punta ad ottenere il rito alternativo subordinato all’annullamento delle circostanze aggravanti, che comportano una possibile condanna all’ergastolo. Questo perché oggi, per legge, quando il reato prevede la condanna a vita, non è possibile accedere al rito che riduce di un terzo la pena. L’avvocato difensore, prima dell’udienza, ha detto che Fontana «si sta abituando al regime carcerario».
RESCALDINA NON SARA’ PARTE CIVILE
Dopo poco più di un’ora dall’inizio dell’udienza, è stata rigettata la costituzione a parte civile del Comune di Rescaldina, rappresentato dall’avvocatessa Simona Garavaglia.
LE DICHIARAZIONI DI FONTANA
Durante l’udienza, Davide Fontana avrebbe reso dichiarazioni spontanee. L’uomo avrebbe detto di essere pentito ma anche di non aver premeditato il delitto.
RIGETTATE TUTTE LE RICHIESTE
Il Tribunale ha rigettato tutte le richieste avanzate dai difensori di Fontana. Al primo punto c’era l’esclusione delle aggravanti che, automaticamente, avrebbero riportato un’eventuale pena sotto il carcere a vita. A seguire la proposta di patteggiamento (già respinta dal pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra e quindi inammissibile). In subordine c’era l’abbreviato condizionato alla perizia sulla capacità di intendere e di volere di Fontana, sulla quale si era espresso il consulente del legale Nicola Poloni. La difesa solleva poi la questione di legittimità costituzionale sulla preclusione del rito abbreviato sancita dalla legge del 2019, allegando la sentenza del gip di Alessandria Paolo Bargero (anni fa pm di Busto Arsizio) che a maggio 2020 respinse l’eccezione di illegittimità ma ammise il rito alternativo per i reati satellite.
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