L’ACCUSA
Pinciroli, il valzer delle fatture
Secondo il Pm l’imprenditore avrebbe usato false ricevute per ottenere concessioni di credito

Si terrà nel fine settimana l’interrogatorio di garanzia a carico di Matteo Pinciroli, il titolare e amministratore di fatto di Tws arrestato due giorni fa con l’accusa di essere stato il deus ex machina di una mega truffa da 10 milioni di euro in false fatturazioni protrattasi a cavallo tra l’autunno 2016 e l’inverno 2017.
Il gip milanese Lidia Castellucci si recherà nella casa circondariale di San Vittore per ascoltare quel che ha da dire il 39enne di Busto Garolfo, arrestato dai militari del Nucleo economico-finanziario della Guardia di Finanza di Milano all’aeroporto di Malpensa, subito dopo la sbarco da Londra.
TRASFERITO A LONDRA
Già prima che la società di Busto Garolfo, produttrice di resine e poliuretani per il settore tessile fosse dichiarata ufficialmente fallita dal Tribunale di Milano (nel febbraio dell’anno scorso), Pinciroli si era infatti trasferito nella capitale britannica al pari della moglie, Rosa Alba Lianantonio, 45 anni, anche lei coinvolta nell’inchiesta coordinata dal pm milanese Sergio Spadaro e ora agli arresti domiciliari.
Misura cautelare in carcere (sempre a San Vittore) anche per altri due manager della società da febbraio a giugno 2017 main sponsor dell’Atalanta (il marchio è stato utilizzato anche per la sponsorizzazione della squadra di basket di Legnano nel 2017): Maurizio Ivo Vicentini, classe 1959, milanese con residenza in provincia di Varese, direttore amministrativo finanziario di Tws; e Francesco Carelli, classe 1964, originario di Cosenza, anche lui amministratore attivo nella gestione dell’azienda fallita. Per tutti, le accuse spaziano dall’associazione per delinquere alla bancarotta e alla truffa.
A Pinciroli è contestato in aggiunta anche l’utilizzo di false fatturazioni. Per il pm Spadaro, il giovane imprenditore legnanese, cui offrirono anche la presidenza del Legnano calcio, avrebbe distratto 10 milioni di euro dal patrimonio sociale attraverso l’emissione di fatture false per l’acquisto di carburante a favore di Total. Il colosso del settore petrolifero era assolutamente estraneo al raggiro, le fatture erano poi state utilizzate per ottenere credito da più di un istituto di credito.
DENUNCIATO DELLE BANCHE
In pratica Pinciroli si presentava in banca con le false fatture, e convinti i funzionari che a breve avrebbe incassato da Total le cifre indicate, otteneva facilmente dei prestiti usandole come garanzia.
Una volta scoperto a proprie spese il raggiro, le banche hanno sporto denuncia-querela alla Procura del capoluogo lombardo.
Quanto alle posizioni degli altri partecipi all’associazione per delinquere, Vicentini e Carelli sarebbero, a seguire l’assunto accusatorio, esecutori materiali della truffa, nonché beneficiari diretti dei fondi distratti, mentre la moglie di Pinciroli, oltre ad aver contribuito alle truffe, sarebbe stata titolare di alcune società inglesi (anche loro fallite) per veicolare i proventi delle truffe e delle distrazioni di denaro e si sarebbe prestata al reimpiego dei proventi illeciti attraverso l’acquisto di immobili.
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