IL SERVIZIO
In fuga dalla guardia medica
Dimissioni per le insostenibili condizioni di lavoro: due dottori se ne vanno

Lo si temeva. Ed è successo. Due medici attivi al servizio di Continuità assistenziale in capo all’Ats Insubria, si sono dimessi e non saranno più in servizio da novembre.
Un terzo ha annunciato la sua decisione e non sarà presente da dicembre.
Dopo le minacce subite da due colleghe alcune settimane fa, dopo le proteste per la mancanza di sicurezza e per i problemi igienico-sanitari della sede di viale Lombardia, la guardia medica è sempre più in difficoltà.
«Ats – rivelano i camici bianchi, all’opera nelle ore notturne e nei week end quando non sono rintracciabili i medici di base – ancora non è riuscita ad assumere dei sostituti, perché nessuno vuole accettare l’incarico a Busto. Per chi è rimasto si aggiunge il guaio di sopperire alla marcata carenza di organico».
I sanitari sono sempre più sconcertati e poco fiduciosi: «Atri tre colleghi, forse di più, si dicono pronti a dare le dimissioni. A questo punto vien da chiedersi come sarà possibile garantire il servizio. Speriamo che l’Azienda dia risposte e non costringa chi rimane a drastiche iniziative».
Al momento, i medici che affronteranno novembre sono tredici. Tre soli sono titolari, gli altri sostituti.
C’è l’ipotesi di dimissioni in massa nel periodo dell’influenza, ma il giuramento di Ippocrate rappresenta un freno all’idea di arrecare disagio ai pazienti.
Inoltre, mesi di stop senza stipendio non sono una buona prospettiva di questi tempi.
«Siamo costretti a lavorare tra polvere e scarafaggi», raccontano.
«Alcuni, allergici, vanno avanti con gli antistaminici, è inammissibile. L’Ats ci ha appena chiesto i turni per il periodo natalizio, siamo in difficoltà». In dicembre si contano tremila accessi, tremila anche in gennaio per il picco influenzale. Abitualmente prefestivi e festivi contano quaranta pazienti, le notti il servizio è meno frequentato, salvo il venerdì, quando una ventina di malati si fanno avanti.
«Già in quindici saremmo sotto organico. Le condizioni igienico sanitarie sono pessime, condividiamo i bagni con chi arriva con vomito e diarrea, ci becchiamo infezioni e siamo costretti a pulire da soli, perché l’impresa non ha reperibilità. Inoltre, ci tocca fare il pieno alle auto aziendali, magari in piena notte, con altri rischi. Passiamo dai guanti di lattice a quelli del benzinaio. Con l’Ats tutto è peggiorato, nessuno vuole più lavorare a Busto. La luce è inadeguata ad analizzare patologie dermatologiche e il rumore della caldaia non permette di auscultare».
Il servizio è attivo dalle 20 alle 8. In prefestivi e festivi i turni sono 8-20 e 20-8. Solo un prefestivo feriale porta ad aprire alle 10. Le auto disponibili a ogni turno sono due, i medici tre. Sarebbe vietato uscire in due, ma di fronte a situazioni critiche lo si fa, per tutelarsi reciprocamente.
«A Saronno, dove hanno dirottato la terza auto, c’è l’autista della Croce rossa.
«Perché quando tolgono qualcosa avviene sempre a Busto?».
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