LA MALATTIA
Massimo e la battaglia infinita contro il Covid
Record di ricovero nel 2021, ora combatte altre infezioni: «Il virus è una bomba invisibile»

Non sa in che modo si sia contagiato, sa che il Covid ha lasciato un segno notevole nella sua vita e ogni giorno dovrà farci i conti. Ma Massimo Franza non perde il sorriso e continua a guardare avanti, anche se la battaglia iniziata il 3 novembre 2020 non è finita. E l’ospedale di Busto Arsizio, che lo ha accolto e curato, continua a essere la sua residenza per altre settimane.
IL CASO PIU’ GRAVE
Franza, allora 58enne, è stato il caso più grave di tutta la Lombardia riemerso dall’incubo della terapia intensiva. Nel cuore della seconda ondata sono arrivate febbre e fatica nella respirazione, quindi il ricovero e la Rianimazione.
IL COMA E LA TRACHEOTOMIA
«Sono stato in coma per 45 giorni, la tracheotomia mi ha accompagnato per quattro mesi. In totale sette mesi di ospedale, quattro in terapia intensiva e tre di riabilitazione – racconta -. A casa sono tornato il 26 maggio 2021, non mi pareva vero: diverse volte i sanitari avevano chiamato la mia famiglia per avvisare che stavo per andarmene. Poi mi sono salvato. I medici sono stati e sono davvero strepitosi, ci tengo a ringraziarli con tutto il cuore».
LOGOPEDIA E FISIOTERAPIA
Franza è bustocco di origine e abita a Dairago. Ad aspettarlo lì c’erano la madre oggi 94enne e la compagna Susi. Quando è rientrato, ha avuto bisogno delle cure di una infermiera per le piaghe da decubito. Ha fatto a lungo la spola con l’ospedale di Busto: accanto alla fisioterapia, per riprendere a camminare dopo essere stato a lungo allettato, anche la logopedia, per re-imparare a parlare, mangiare e bere. Il tubo che consentiva di portare ossigeno ai polmoni ha paralizzato la corda vocale di sinistra e ha causato notevoli problemi nella deglutizione. «Non riuscivo a fare niente, un’angoscia notevole – ricorda – I polmoni sono cicatrizzati, il mio corpo non è quello di prima. I movimenti sono rigidi, affronto difficoltà di ogni tipo: mi hanno dato l’invalidità al cento per cento e l’accompagnamento. In questo ospedale, per fortuna, ho trovato veri professionisti e tante attenzioni, voglio ringraziare anche la mia ex moglie Carmen e un’amica che sia chiama Miriam, che sono state di grande supporto quando ho potuto tornare a casa». La trafila non è finita: «Dal maggio 2021 ho avuto due ricoveri per calcoli alla cistifellea che mi sono stati curati con gli antibiotici, per cinque mesi hanno dovuto inserire un drenaggio e il 29 luglio sono stato operato. Durante l’intervento si sono resi conto che la cistifellea andava rimossa in toto, così al resto si è aggiunto un taglio di 15 centimetri. Tutto è conseguenza del Covid».
INVALIDO AL CENTO PER CENTO
A sessant’anni Massimo Franza non può più lavorare. Il suo fisico, prima forte e in grado di reggere i turni di un autista privato, adesso vacilla. «Parlo ancora da un letto di ospedale, ma sono seguito in tutto e per tutto – spiega – Voglio ringraziare i reparti che mi hanno accolto, adesso penso alla Chirurgia generale diretta dal dottor Ildo Scandroglio. Tutti sono molto capaci e mi stanno vicino. Non so quando tornerò a casa e nemmeno loro lo sanno: dopo l’intervento in sala operatoria sono alle prese con un germe che ha generato una infezione all’addome. Se lo confronto con quanto ho passato in Rianimazione, non è nulla. Allora avevo infezioni nelle coronarie, nel fegato, nelle urine. Mi si bloccavano a turno tutti gli organi».
Cos’è per lei il Covid? Cosa si sente di dire a chi oggi lo tratta come “una semplice influenza”? «È un nemico mio e un nemico pubblico, una bomba invisibile che ha sconvolto la mia vita e la vita degli altri. L’unica arma è il vaccino, usiamolo. La vita è unica e va protetta».
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