IDENTIFICATI
Prima mangiavano, poi scappavano: presi
Chiuse le indagini sulla coppia di Busto Garolfo. Dopo il “colpo” al Capri di Busto Arsizio, si era spostata nel Legnanese

Divenne un caso nazionale quello della famigliola che mangia e scappa. Quando lo raccontò La Prealpina per la prima volta, molti pensarono che fosse un episodio isolato accaduto al Capri di Busto Arsizio. Ci fu addirittura chi sospettò fosse tutta una messa in scena a scopo pubblicitario. Invece si aprì un’indagine che il pubblico ministero Nadia Calcaterra ha chiuso nei giorni scorsi: marito e moglie, quarantenni residenti a Busto Garolfo, avranno venti giorni di tempo per farsi interrogare, dopodiché la procura chiederà il rinvio a giudizio.
Le accuse sono di insolvenza fraudolenta e tentato furto, quest’ultima contestazione riguarda un fatto accaduto all’Esselunga. Ironia della sorte la pizzeria Capri non è nell’elenco dei ristoranti frequentati dai due, perché a differenza di altri esercenti Gino Savino non sporse denuncia. Si limitò ad apporre un cartello che invitava la clientela a lasciare i documenti alla cassa prima di uscire a fumare. E fu quell’avviso, sarcastico e provocatorio, che scatenò la curiosità delle testate nazionali.
LA BAMBINA E LA SIGARETTA
La coppia, che si presentava sempre con la bambina, tra l’ultima portata e il caffè si alzava dal tavolo per godersi una sigaretta. Sulle sedie rimanevano giacche o borsette, a volte un giocattolo della figlia. Passavano i minuti e nessuno della famiglia rientrava, «forse sono in bagno, forse stanno chiacchierando con qualcuno», si dicevano i camerieri. All’orario di chiusura però giacche e felpe erano ancora lì e nessuno aveva pagato il conto da 200 euro. Le borse erano vuote, i cappotti erano da buttare e insomma la zingarata era riuscita.
Quando accadde la prima volta al Capri il personale era impreparato e quindi non aveva memorizzato le facce di clienti mai visti prima. Marito e moglie erano sicuri di non essere riconosciuti, sicché replicarono la furbata una seconda volta. Tempo dopo ci riprovarono ma i titolari li stroncarono subito e dei due, a Busto Arsizio, non si seppe più nulla.
IL “TRASLOCO”
Infatti i truffatori si spostarono nel Legnanese dove però erano facce note. Da un ristorante fuggirono lasciando un debito di poco meno di 100 euro, da alcuni bar si dileguarono dopo una ricca colazione e lo stesso numero lo fecero da un tabaccaio. Siccome tutti i giornali e i talk show d’Italia si stavano occupando del caso Capri, i due avevano aggiustato un po’ la tecnica: al momento di pagare, la madre andava verso l’uscita con la bambina, il padre strisciava il bancomat che però, guarda caso, non funzionava. «Vado a prendere i soldi in macchina», diceva al commerciante e addio saldo.
IL BARATTOLO DELLE MANCE
In un locale la donna era riuscita pure a rubare il barattolo delle mance per i camerieri che conteneva circa 300 euro. Al supermercato provarono a defilarsi con 400 euro di alcolici. Alcuni degli esercenti raggirati si rivolsero ai carabinieri, che mostrarono loro il magico album fotografico dei soggetti sospetti. Nessun dubbio sul riconoscimento. E così, fatti i debiti accertamenti e le verifiche disposte dal pm Calcaterra, ora la coppia dovrà rispondere di parte delle truffe commesse. Non però delle mangiate al Capri.
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