IL CASO
Busto, manifesti fascisti. «Quattro cretini»
Il sindaco Antonelli condanna le locandine “cammuffate” della Marcia su Roma. «Questa cosa non andava fatta, punto. Le indagini stanno andando avanti»

«Appena siamo stati informati, abbiamo dato l’ordine di rimuovere i manifesti. Adesso chiudiamola qui. Non è il caso di dare troppo peso al gesto di quattro cretini». Il sindaco Emanuele Antonelli invita a non sopravvalutare la provocazione messa in atto da ignoti venerdì mattina, 28 ottobre, quando buona parte del centro di Busto Arsizio è stata tappezzata con manifesti celebrativi della Marcia su Roma (proprio nel giorno del centesimo anniversario dell’avvenimento che ha fatto da prologo all’avvento del regime mussoliniano).
Per quanto “camuffati” da manifesti pubblicitari riferiti a un inesistente “Calzaturificio Roma”, i cartelli (esposti in tutto il centro: da piazza Garibaldi a piazza Santa Maria, passando per via Milano) rievocavano in maniera esplicita la marcia fascista del 28 ottobre 1922.
Gli addetti di Agesp li hanno rimossi già a metà mattinata, ma il Comitato antifascista (insieme ad altri partiti e associazioni della sinistra cittadina) chiedono al Comune di esporre – al posto dei manifesti nostalgici – la stampa della XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione, quella che vieta la riorganizzazione del Partito Fascista. «Non c’è bisogno di esporre nient’altro – obietta Antonelli - la nostra condanna è già evidente nel fatto che abbiamo ordinato di togliere immediatamente quei cartelli. Andare avanti con altre iniziative significherebbe dare a questo gesto un peso che non merita. Sono quatto cretini in cerca di pubblicità. Non concediamogliela».
Il sindaco non ha idea di chi possa essere stato l’autore della provocazione: «Se lo sapessi, andrei subito a denunciare i responsabili – osserva Antonelli - so solo che questa cosa non andava fatta, punto. E le indagini stanno andando avanti».
Anche l’Anpi, attraverso il presidente della sezione di Busto, avvocato Liberto Losa, ha fermamente condannato l’affissione dei manifesti rievocativi. Per i partigiani si tratta sì di «situazioni marginali», ma comunque «da non sottovalutare, perché coinvolgono princìpi come l’antifascismo e la difesa della democrazia».
L’Anpi ha inoltre messo in evidenza «la particolare gravità dei manifesti esposti anche nella via dedicata a don Minzoni, sacerdote assassinato dagli squadristi».
«Certo, non sono da sottovalutare, ma neppure da sopravvalutare – è il pensiero del sindaco - perché così faremmo il gioco dei cretini che hanno affisso i cartelli. Ribadisco, facendoli togliere subito abbiamo dimostrato che non tolleriamo certe provocazioni. Ma adesso finiamola qua. Portarla troppo per le lunghe vorrebbe dire regalare visibilità a gente che non la merita assolutamente».
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