A PROCESSO
Botte nel parcheggio hard
Voyeur picchia scambista: «Voleva che guardassi, poi ha cambiato idea»

C’è un luogo, lungo via per Fagnano, che lussuriosi e viziosi conoscono bene: il parcheggio di un noto negozio di abbigliamento in cui, al calar delle tenebre, a quanto pare accade di tutto. Scambi di coppia, esibizionismo, incontri volanti.
Lo assicura un quarantacinquenne bustese, single, che, nonostante i guai giudiziari che quel posto gli ha creato, continua comunque a frequentarlo. L’uomo, difeso dall’avvocato Francesca Giamporcaro, è a processo davanti al giudice Marco Montanari con l’accusa di lesioni. Durante una di quelle nottate a luci rosse, venne alle mani con un altro uomo che, a quanto pare, non aveva apprezzato la sua presenza. E lo mandò in ospedale col naso rotto. «Io sono voyeur», ammette candidamente l’imputato. «Quel luogo è frequentato da altri voyeur e da coppie che vogliono essere guardate, oltre che da scambisti. Quei due quella sera mi avevano fatto capire di voler essere osservati, poi all’improvviso il marito è sceso dalla macchina e mi ha gridato di andarmene». Ma, osserva il bustese, «quella coppia l’avevo già vista e guardata altre volte, li avevo riconosciuti».
La vicenda risale a gennaio del 2016, intorno alle 2.30, e per sedare gli animi dovette intervenire la squadra volante.
A quanto pare, tra gli appassionati del genere, si comunica con un codice gestuale, con un linguaggio mimico che solo loro comprendono. Il voyeur fa un segnale, chi sta dentro all’abitacolo dell’auto ne fa un altro e il gioco ha inizio. E a detta del guardone finito alla sbarra, la coppia in questione - due quarantenni di Busto Arsizio che, dopo una serata trascorsa con gli amici, decise di fermarsi al parcheggio hot - vedendolo arrivare non espresse alcun dissenso. All’imputato si affiancò un altro uomo, anche lui interessatissimo alla scena. Ma il quarantacinquenne si sarebbe spinto un po’ oltre la soglia della mera contemplazione, almeno stando alla percezione dei coniugi che lo denunciarono.
«Noi volevamo appartarci per i fatti nostri», chiarirono in premessa con gli agenti. «Lui si è avvicinato alla macchina con la cerniera abbassata», raccontarono. Secondo le vittime, il quarantacinquenne cercò addirittura di aprire la portiera del lato della donna che però era chiusa.
La situazione stava insomma assumendo una connotazione diversa, il rischio era che l’uomo volesse aggregarsi. Così il marito scese dall’auto e iniziò a inveire: «Vattene, cosa guardi, vai via», urlò facendo irritare il voyeur che a quanto pare aveva frainteso i famosi segni convenzionali. Il quarantacinquenne era forse confuso, probabilmente non capiva il perché di quella reazione, visto il luogo e soprattutto alla luce del fatto che quella coppia non gli fosse nuova. E così sferrò un pugno che fece cadere a terra la vittima e poi gli dette un calcio in faccia. «Prima hanno espresso una specie di silenzio assenso, poi hanno cambiato idea e dicono di aver fatto un gesto per allontanarmi», prova a giustificarsi l’imputato. Sta di fatto che qualcuno chiamò la polizia e per quella notte le luci rosse del parcheggio si spensero.
Alla prossima udienza verranno ascoltati i testimoni, compreso quello che si affiancò all’imputato per godersi lo spettacolo. Vanno chiariti tutti i particolari della vicenda boccaccesca.
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