LA TAVOLA ROTONDA
Riforma della giustizia, Sollecito in tribunale
Condannato e poi assolto per l’omicidio Kercher: «La mia vita profondamente segnata»

La sua presenza è passata inosservata ai più. Ma tra la platea che ha assistito alla tavola rotonda sulla riforma della giustizia c’era anche Raffaele Sollecito, un uomo che ha sperimentato sulla propria pelle le storture del sistema.
Silenzioso e defilato, ha ascoltato i pro e i contro delle modifiche che il ministro Marta Cartabia propone e che sono ancora al vaglio del Senato.
«La mia storia giudiziaria è surreale, la conoscono tutti. Qualcosa deve cambiare nel sistema» ha commentato a margine della serata che chiudeva la giornata di sciopero dei magistrati. L’astensione - lo ha ricordato l’ex procuratore capo di Busto Gianluigi Fontana - è germogliata proprio nella sede giudiziaria bustese edanche per questo il presidente nazionale dell’Anm Giuseppe Santalucia ha deciso di sedere accanto al presidente del tribunale Miro Santangelo, al procuratore capo Carlo Nocerino, al rappresentante dell’ordine degli avvocati Davide Toscani e al presidente della camera penale Samuele Genoni.
«Io approvo la riforma, bisognerebbe leggere le carte del nostro processo per capire quante cose non funzionino. Ho praticamente subito cinque gradi di giudizio» afferma il trentottenne che nel 2007 venne arrestato insieme all’allora fidanzata Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher. Condannato nel 2009 a Perugia, venne assolto in appello nel 2011 ma la Cassazione annullò e rinviò a un appello bis che a Firenze si concluse con una condanna. Nel 2015 gli ermellini annullarono la sentenza senza rinvio «per non aver commesso il fatto.
Era innocente, le indagini si erano incancrenite nel solco sbagliato. Da tempo Sollecito vive e lavora in provincia di Milano. Lunedì sera è tornato in un’aula di tribunale, quella bustese, per farsi un’idea della giustizia a quindici anni dal suo arresto.
«La mia vita è stata profondamente segnata da questo sistema».
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