SFRUTTAMENTO
Schiavizzata dai genitori: l’incubo di una minorenne
Busto, ragazzina obbligata a inscatolare cerotti giorno e notte. A scuola si addormentava. La segnalazione dagli insegnanti e l’allontanamento di padre e madre

Schiavizzata dai genitori, privata dei diritti basilari, come quello allo studio e a un’esistenza dignitosa, costretta a produrre senza sosta. Lo sfruttamento della minore - stando all’esito delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Franco Belvisi - sarebbe iniziato nel 2023. Nei giorni scorsi padre e madre - campani di cinquantatré e quarantasei anni - sono stati allontanati dalla quindicenne in esecuzione di un’ordinanza del gip Stefano Colombo. Assistiti dall’avvocato Stefano Gadda, hanno affrontato l’interrogatorio di garanzia: l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere, la moglie ha dato molti chiarimenti ma per ora a casa non possono tornare. La ragazzina verrà collocata in una comunità ignota.
COLPI DI SONNO
La giovane era consumata dalla stanchezza. I genitori e la sorellastra avevano trovato un modo per arrotondare lo stipendio del padre, un lavoro in nero alienante che consisteva nell’inscatolare cerotti: 120 euro al mese per riempire 10mila confezioni. Sono tantissime, quattro persone impiegate a tempo pieno faticavano ad arrivare al risultato. La minore si addormentava sul banco di scuola. Dovette ripetere la seconda media perché a casa non era previsto che sprecasse energie sui libri. Arrivava in classe trasandata, in condizioni igieniche pessime, accumulava assenze e non progrediva nell’alfabetizzazione. E per giunta, prendeva botte quando tornava con brutti voti. Madre e padre l’avevano investita anche delle faccende domestiche e mentre loro restavano concentrati sulle migliaia di scatolette, a lei toccava pulire, lavare, cucinare, stendere, stirare.
CROLLO EMOTIVO
I professori avevano intuito il suo profondo disagio. Ai compagni di scuola la quindicenne aveva raccontato le sue condizioni, facendo loro ascoltare audio in cui mamma e papà la minacciavano e la insultavano e così gli insegnanti si rivolsero ai servizi sociali. La ragazza, presa dal terrore che i suoi potessero punirla, chiamò i carabinieri e rivelò tutto. Emersero gli episodi di autolesionismo, le crisi di pianto, le aggressioni fisiche che lasciavano vistose tumefazioni.
L’articolo completo sulla Prealpina di oggi, sabato 19 luglio
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