LA TRATTATIVA
Silenzio Varese. E il pessimismo sale
Acquisizione della proprietà da Basile: tempi troppo lunghi e il pericolo è sempre più pressante

L’attesa per l’auspicata svolta societaria del Varese si sta dilatando troppo. Al di là dei motivi più o meno validi che possono aver portato alla serie di slittamenti del passaggio decisivo (nell’ultimo caso ci sarebbe un rientro ritardato dall’estero del potenziale finanziatore principale), non si può non prendere atto di come fino ad oggi non sia accaduto assolutamente nulla di concreto. E ciò non è un buon segno considerando i molteplici e impellenti bisogni di club e squadra.
Che buona parte dell’ambiente biancorosso cominci a sentirsi preso in giro è comprensibile: la trattativa per il passaggio delle quote da Paolo Basile alla holding con base a Lugano vicina a Sauro e Fulvio Catellani assomiglia ormai a una telenovela. Sono trascorse settimane da quando l’attuale proprietario ha trasmesso all’entourage del procuratore milanese la documentazione richiesta per definire in maniera dettagliata debiti e conti di piazzale De Gasperi e da quando il tutto è stato girato ai potenziali acquirenti. Che però non hanno ancora risposto.
Quando ci sono in ballo tanti soldi, per carità, è comprensibile che si proceda coi piedi di piombo. Ma di tempo ce n’è stato. E comunque, in questo caso, tutte le parti in gioco conoscono perfettamente la gravità della situazione nonché l’esigenza di risposte economiche immediate, un’urgenza vecchia di mesi. Del resto, il fatto che Sauro Catellani non si presenti a una partita del Varese dal 17 gennaio scorso (1-2 col Casale) fa pensare quantomeno a un suo imbarazzo.
La squadra continua a scendere in campo perché ha deciso di farlo nonostante tutto: dopo la mensilità di novembre non ha più preso una lira. Senza contare gli arretrati di staff e dipendenti e ricordando i lodevoli equilibrismi del settore giovanile per garantire continuità indipendentemente dalla traversie del club. Ci sono altri importanti passivi da sistemare: utenze e fornitori. E incombe la mannaia delle vertenze dei giocatori della scorsa stagione: la prima tranche è stata pagata in extremis, la seconda (15mila euro) scadrà fra nove giorni e se non verrà “disinnescata” porterà ad una penalizzazione in classifica. Insomma, il rischio che la situazione precipiti definitivamente in tempi brevi è alla luce del sole, eppure la trattativa non ha subito quell’auspicabile accelerazione che sarebbe stata in grado almeno di allontanare i nuvoloni più neri.
Parliamoci chiaro: se non si troveranno i soldi per pagare le “seconde” vertenze, il Varese verrà penalizzato in classifica aggravando una situazione sportiva già difficile (quart’ultimo posto) e aumentando i rischi di retrocessione. Chiudere il passaggio di proprietà prima possibile, dunque, era e rimane interesse di tutti; sarebbe stata la cosa migliore da fare già da parecchio per rimettere in carreggiata il Varese. Ma non è avvenuto nulla. Ed è questo che inquieta. Anche perché un’eventuale penalizzazione in classifica suonerebbe come una sentenza a 360 gradi. Amarissima.
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