CANOTTAGGIO
«Punto alla terza Olimpiade»
Sara Bertolasi annuncia il rientro. Si era ritirata dopo Rio 2016

Troppo forte il richiamo della barca, il fascino dell’acqua, la passione per uno sport che ogni giorno ti fa vivere immerso nella bellezza della natura.
Dopo i Giochi di Rio de Janeiro, alla fine dell’estate 2016, Sara Bertolasi aveva scelto di dire basta. Conseguito il master in Sport Management e coronato il sogno d’amore sposando Luca Broggini, ha iniziato la sua nuova vita. Ma il lavoro di istruttore in due società remiere meneghine (Canottieri Milano e San Cristoforo) e l’impegno di consigliere e d.s. a Como (Canottieri Lario) l’hanno tenuta vicina al suo mondo. Al punto che sin dall’inizio dell’inverno ha cominciato a rimuginare. Spinta soprattutto da un sogno che potrebbe proiettarla nel mito: diventare la prima azzurra a partecipare a tre Olimpiadi nel canottaggio. Tokyo 2020, dopo Londra 2012 e Rio 2016. Un pensiero stupendo che si è conficcato come “un chiodo” - così lo definisce - nella sua mente. Per giorni, settimane, mesi, ha meditato. Confrontandosi prima di tutto con il marito, che è vicepresidente del Comitato lombardo della Federcanottaggio oltre che d.s. della Canottieri Varese. Ma anche con i tecnici più fidati, con gli amici e con la sua compagna di barca, Alessandra Patelli, con cui ha condiviso la gioia infinita dell’argento in Coppa del Mondo a Varese nel 2016.
Alla fine ecco la svolta. Sara Bertolasi, la bustocca cresciuta sul Lago di Varese, torna in gara. Compirà 30 anni il 29 aprile e pochi giorni dopo “debutterà” nel 2° Meeting nazionale di Piediluco. In 2 senza, assieme alla padovana Patelli, con il body della Canottieri Milano.
«È nato tutto in modo casuale - racconta Sara -. Stavo lavorando alla Canottieri Milano e mi stavo allenando solo per mio piacere personale, quando alla fine dello scorso anno due amici istruttori l’hanno buttata lì, quasi per gioco: ma perché non torni a remare per la nostra società? È diventato un chiodo che si è conficcato nella mia mente e non è più uscito: diventare l’unica donna italiana a partecipare a tre Olimpiadi nel canottaggio. Inizialmente non l’ho detto a nessuno, mi sono tenuta tutto dentro. Ma poi chi mi sta vicino ha capito. E allora ne ho parlato, perché in fondo tornare a remare è un sacrificio soprattutto per la famiglia: tra allenamenti e raduni non ci sei mai. L’unico modo è condividere questo bellissimo viaggio».
Impegnata nell’avventura politica della candidatura alla Regione Lombardia, per un po’ ha rimandato l’annuncio. Ha chiarito la sua situazione con la Lario, di cui resta consigliere, e ora Sara ha rotto gli indugi. Torna, con le insegne della Canottieri Milano: «La mia voglia di rientrare è nata anche perché mi sono trovata bene sui Navigli. Mi è piaciuto l’ambiente e ho trovato l’intesa con i vertici (Cesare Brugola ha da poco lasciato la presidenza a Paolo Invernizzi - ndr). Continuerò a lavorare come istruttore, ma nel frattempo ho ripreso gli allenamenti. Anche sul Lago di Varese, a due passi da casa».
Sara ha già informato Stefano Fraquelli, il tecnico azzurro caposettore femminile, che era suo allenatore alla Lario. «Siamo amici, ma il posto in Nazionale dovrò riconquistarlo lavorando duramente, così come la fiducia delle altre azzurre. Assieme ad Alessandra Patelli che nel frattempo è diventata medico, superando pure l’esame di Stato. L’obiettivo è Tokyo 2020, la speranza è qualificarsi già ai Mondiali 2019 a Linz. Ma è bello sapere che gli ultimi posti per i Giochi saranno in palio nel 2020 proprio alla Schiranna».
Sara si sente come in un vortice: «Ho voglia di fare bene, anche se ciò che mi fa più paura è la reazione del mio corpo che a volte non mi sta dietro. Occorre lavorare in fretta, ma senza avere... fretta».
E ritrovando l’intesa con la compagna di barca: «Io e Ale siamo uscite in barca poco tempo fa sul lago. È stato come se non avessimo mai smesso di remare insieme...».
© Riproduzione Riservata