LA TRAPPOLA
Cappio nel bosco, biker sotto shock
L’episodio di Venegono Inferiore e le ipotesi: il cavo collocato nel bosco da bracconieri?

Sotto shock. La community dei biker è scossa. È tornato nel Varesotto l’incubo d’essere decapitati, in sella a una moto o a una mountain bike, mentre si sta compiendo un’escursione nei boschi. L’episodio accaduto all’endurista cassanese Daniele Cirrincione, che lungo la strada interpoderale tra Venegono Inferiore e Gornate Olona ha rischiato la vita a causa un filo d’acciaio teso e preparato ad arte con un nodo scorsoio, ha spaventato centinaia di appassionati di moto enduro e migliaia di persone di tutte le età che praticano mountain bike nei boschi.
SDEGNO E PREOCCUPAZIONE
Impossibile restare indifferenti di fronte all’opera di criminali che tendono trappole a chi intende praticare sport nel rispetto delle regole di transito. Dalla Valceresio al Tradatese, da Cassano Magnago al Gallaratese - questi i poli storici della moto enduro in provincia - si eleva lo sdegno contro chi attenta alla vita dei biker, con o senza motore. Tra la ridda di ipotesi avanzata c’è quella del bracconaggio di animali vaganti, avvalorata dalle parole dei vertici Federmoto: «Essendoci un nodo scorsoio con un cavo posto a un’altezza di 140 centimetri - ha precisato Ivan Bidorini, ex moto endurista e da anni presidente regionale della federazione - non si possono escludere bracconieri a caccia di caprioli o cervi. Ma un fatto è certo: anche stavolta a rischiare la vita è stato un motociclistica che a 30 chilometri orari, con una moto in ordine con il codice della strada, percorreva in gruppo un tratto sterrato senza limitazioni di transito. E avrebbe potuto essere una trappola letale anche per una ragazza in sella a una mountain bike o uno dei tanti adulti che passeggia con un cane nel bosco. Chi indaga sul grave episodio sa che in Federmoto troverà sempre il contributo leale per reprimere questi crimini».
I PRECEDENTI
Non è la prima volta che delinquenti, solo per impedire agli appassionati di rompere il silenzio della natura, transitare su un sentiero in bici o per bracconaggio, preparano micidiali trappole. Nel 2007 un modenese in moto morì dissanguato a causa di un filo spinato teso tra due alberi. Tre anni fa nel Savonese, due anni fa nella Bergamasca ad essere feriti furono due ciclisti.
Se nel passato i motoclub enduro del Varesotto erano accusati di creare danni all’ambiente, ora numerosi Comuni ne apprezzano la costante opera di volontariato. «Prima di ogni edizione della cavalcata Green Pistons (la prossima si disputa il 17 settembre) noi raccogliamo e smaltiamo quintali di rifiuti dispersi nei boschi - intervengono Mario Giani e Tiziano Marcolli di Cassano Magnago - E opere simili vengono eseguite dai nostri amici del Mc Abbiate o Visab. Non sono gli amanti delle due ruote a gettare, al loro passaggio, lavandini rotti, gomme di camion o lastre di eternit. L’episodio accaduto a Daniele è grave e non rimarrà impunito».
TAVOLE CHIODATE E FILI DI FERRO
«Nel Parco delle Cinque Vette, in zona Alpe Tedesco - interviene Paolo Ossuzio, dirigente del Moto Club Visab in Valceresio - si sono verificati episodi di tavole chiodate lungo sentieri battuti da chi ama la mountain bike. O fili di ferro posizionati in basso che hanno creato rovinose cadute. Ormai i moto enduristi sanno bene quali sono le strade vietate al transito e quali quelle praticabili».
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