IL GRANDE RISCHIO
Venegono Inferiore: cavo nel bosco, ferito al collo
Il motociclista: «Se fossi andato più forte, sarei stato decapitato»

Disarcionato dalla moto mentre procede lungo un sentiero ben conosciuto e senza alcun divieto: cade e si frattura una costola, mentre un cavo d’acciaio tra due alberi, con un nodo scorsoio, gli procura una ferita al collo. E sarebbe potuto succedere transitando in bici, a cavallo o correndo a piedi.
Il grave episodio è accaduto sulla strada interpoderale che unisce Venegono Inferiore a Gornate Olona. Quattro incaricati del Moto club Abbiate Guazzone, nel tardo pomeriggio di domenica, stavano percorrendo in moto, a velocità limitata, il sentiero sterrato e boschivo che entra in via Della Managia e costeggia l’Sp 66, a Venegono Inferiore. Obiettivo era svolgere una ricognizione in vista di un evento federale che, come è tradizione, si terrà a ottobre. Il primo dei quattro enduristi era Daniele Cirrincione, 37enne residente a Cassano Magnago, direttore sportivo del Mc Abbiate che vanta con lunga esperienza dei diritti e doveri del moto endurista.
«Sappiamo bene le regole di una specialità che amiamo. Ma ciò che è accaduto è un crimine che ha messo in pericolo la mia vita e quella di chi procedeva con me», esordisce Cirrincione, supportato da tre amici testimoni e dal presidente del Mc Abbiate, Piero Pigni, e dal figlio Maurizio che dirigono un moto club tra i più stimati in Lombardia.
«Se non fossi andato a 30 chilometri orari quel cavo con nodo scorsoio, fatto ad arte da autentici criminali, mi avrebbe decapitato - prosegue Daniele, ancora sotto shock - Andavamo tutti in fila indiana, quando sono stato improvvisamente disarcionato dalla mia moto Kawasaki da enduro, regolarmente assicurata e in ordine con il codice della strada. Immediatamente mi sono reso conto di essere stato “catturato” da un cappio scorrevole di acciaio con passante scorsoio che ha immobilizzato il mio collo al manubrio della moto». Daniele è frastornato e chiude gli occhi quando racconta tutto al segretario del Moto club Abbiate, Gianni Candiani, e all’allenatore dei ragazzi Angelo Maggi, personaggi esperti e stimati di un moto club che annovera 150 tesserati Federmoto.
«La trappola si trovava a un’altezza di 140 centimetri, potenzialmente letale - prosegue Cirrincione mostrando la ferita e il costato fasciato - Per fortuna andavo lentamente e non da solo, altrimenti sarebbe stata una tragedia. I miei compagni, a fatica, mi hanno liberato dal cappio al collo, mentre la difficoltà di respirazione si faceva forte. Mi hanno steso e da lì non ricordo più nulla. Mi hanno trasportato all’ospedale di Busto Arsizio: mi hanno medicato per la forte abrasione e la frattura della decima costola».
«Il fatto è gravissimo, per la prima volta nel Tradatese. Per fortuna Daniele si rimetterà presto dopo aver sporto denuncia alle forze dell’ordine - commenta allarmato l’imprenditore Maurizio Pigni - Quella strada la conosco bene, vi transitiamo in mountain bike, a cavallo, in moto, correndo a piedi: non esistono divieti di accesso. Quando poi organizzeremo la nostra gara federale lo faremo con i permessi dei Comuni interessati, toccando solo sentieri autorizzati. Ma questo episodio grave è avulso da ogni contesto sportivo, avrebbe potuto capitare a chiunque di noi».
© Riproduzione Riservata