I DATI
Carabinieri, il bilancio di Novara
Tutti i numeri dell’attività dell’Arma in occasione della festa per l’anniversario di fondazione

Gli arresti sono stati 228, le denunce a piede libero 2.444: è il bilancio dell’attività effettuata nell’ultimo anno dai carabinieri del comando provinciale di Novara. Ieri, lunedì 5 giugno, l’Arma ha celebrato il 209° anniversario di fondazione, ed è stato il momento dei bilanci. I militari hanno svolto 20.776 servizi di controllo del territorio identificando 81.664 persone e controllando 51.895 veicoli. Sono state anche elevate 2.119 contravvenzioni per violazioni al Codice della strada per un importo di circa 583.000 euro.
Fra le principali operazioni di polizia giudiziaria, quella portata a termine ad aprile dalla compagnia di Arona che ha smantellato un sodalizio composto prevalentemente da Sinti dediti a furti in abitazione e ai danni di pensionati. Pochi giorni fa, poi, i carabinieri forestali hanno eseguito sette misure cautelari a Borgo Ticino per associazione a delinquere e bracconaggio ittico. I fermati dovranno rispondere dell’accusa di ripetuti furti di pesci “siluro” nel fiume Ticino. È stata poi sgominata un’organizzazione di spacciatori che occupavano i magazzini dell’ex ditta Olcese di Novara, e a maggio s’è conclusa l’operazione “Matassa” con l’arresto di 22 persone per reati di droga e il deferimento di altri 18 individui: una banda in grado di vendere 2/3 chili di cocaina al mese.
Durante la festa dell’Arma sono stati attribuiti anche dei riconoscimenti ai marescialli capo Antonio Natale, Massimo Bonino e Nicola Gallina e il brigadiere Cristiano Finotto. Premiati, inoltre, il vice brigadiere Mirko Brancato e l’appuntato scelto Paolo Di Filippo che a Galliate hanno salvato la vita a un’anziana inferma rimasta intrappolata nel suo appartamento invaso dal fumo durante un incendio. Un encomio è poi toccato al tenente colonnello Camillo Di Bernardo, comandante del nucleo operativo ecologico di Milano, per aver scoperto una gestione illecita di rifiuti speciali attraverso lo stoccaggio in capannoni industriali dismessi. Un’indagine che aveva interessato anche le province di Varese e Milano, e che aveva portato dieci persone in carcere e sei ai domiciliari, e al sequestro di beni per oltre sei milioni di euro.
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