L’EVENTO
Carnago in festa con fra Mattia
In tanti alla prima messa del cappuccino

«Voglio scendere da questo altare per donare, come ha fatto Gesù, amore, perdono e vita». Queste parole, pronunciate questa mattina al termine della celebrazione della sua prima messa, racchiudono lo spirito con il quale fra Mattia D’Albora, il frate minore Cappuccino carnaghese ordinato sabato 28 giugno a Novara, si appresta ad iniziare il suo ministero pastorale. La chiesa parrocchiale di San Martino era gremita di fedeli per accogliere il 32enne religioso che ha presieduto la solenne concelebrazione accompagnata all’organo da Stefano Prevosti e dai canti della corale parrocchiale diretta da Rossella Daverio.
Sedici i sacerdoti concelebranti tra i quali, il parroco, don Giorgio Maspero, il decano di Varese, don Maurizio Cantù, il ministro provinciale dei Frati Cappuccini di Lombardia, fra Angelo Borghino, e fra Davide Uziard, il confratello piemontese che ha ricevuto l’ordinazione presbiterale con fra Mattia, nella chiesa dei santi Nazario e Celso dell’abbazia di San Nazzaro della Costa, per l’imposizione delle mani del vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla.
All’omelia, fra Giampaolo Beghi, l’economo e rappresentante legale della Provincia lombarda dei Cappuccini, ha ricordato al prete novello che la sua vocazione «è un dono, espressione di misericordia, amore e fede, da condividere con la propria famiglia, la famiglia francescana e la Chiesa tutta». Una riflessione profonda quella proposta da fra Giampaolo che ha evidenziato che «il rapporto con Dio passa anche attraverso il dramma della vita quotidiana e non dalle nostre fantasie religiose» e che «la vita cambia quando la si accoglie così com’è e non piegandola ai nostri desideri».
Rivolgendosi a fra Mattia, che conobbe nell’estate di 13 anni fa a Milano alla mensa di corso Concordia dell’Opera San Francesco per i poveri, fra Beghi ha detto: «La tua vita è chiamata a diventare riflesso della grazia di Dio che agisce in te». Colui che per primo fece nascere, nel giovane carnaghese alla ricerca del senso vero della propria esistenza, la curiosità per una vita dedicata a Dio e ai fratelli, ha raccomandato a padre Mattia: «Annuncia Cristo con la testimonianza della tua vita senza ricercare un ruolo da protagonista ma con la sola preoccupazione di far risplendere la grandezza di Dio e la bellezza della Chiesa».
Attimi di forte commozione al termine della celebrazione, alla quale ha partecipato, tra gli altri, anche la sindaca, Barbara Carabelli. Mamma Bruna e la sorella Giorgia Michela, presenti in prima fila con papà Giovanni e i fratelli Marco e Luca, non sono riuscite a trattenere le lacrime quando fra Mattia, ringraziando tutti coloro che hanno sostenuto il suo cammino di preparazione al sacerdozio, ha precisato che per lui «essere presbitero non è un prestigio ma un donarsi».
Ancora non è stata ufficializzata la destinazione dove fra Mattia inizierà il suo ministero. Secondo indiscrezioni circolate al termine della prima messa, il religioso carnaghese è destinato al convento di piazza Velasquez a Milano, dove quattro anni fa emise la professione perpetua dei voti, per occuparsi di pastorale giovanile con un altro religioso varesino, fra Paolo Bottinelli.
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