FUTURO A TAVOLA
Carne sintetica: aumenta il business

Il futuro a tavola rischia di vedere nel piatto un burger con 21 ingredienti di sintesi e carne coltivata in laboratorio a partire da un brodo di colture cellulari. A prefigurare l’arrivo di un regime alimentare a tutta chimica è il numero uno di Filiera Italia Luigi Scordamaglia che si dichiara «molto preoccupato per l’evolversi dell’offerta alimentare su scala globale», dopo che al CES (Consumer Electronics Show) di Las Vegas è stato presentato da Impossible Foods un loro nuovo hamburger 2.0, che secondo i degustatori presenti sarebbe risultato «succoso, saporito e delizioso». «A differenza della mucca, miglioreremo ogni singolo giorno, da ora fino all’infinito» ha promesso Patrick Brown, fondatore e amministratore delegato di Impossible Foods. Il business della carne di sintesi è stimato in crescita del 40% nei prossimi cinque anni con un giro d’affari di 6 miliardi di dollari, anche se a frenarlo restano i costi, sia pure in calo ma ancora veramente impossibili per un consumatore medio: se nel 2013 il costo per un Kg di carne sintetica era di 3500 dollari, oggi è sceso a 700 dollari. Intanto le autorità regolatorie statunitensi hanno stabilito l’iter dei controlli per la produzione, con la commercializzazione che negli Usa dovrebbe partire nel 2020.
«Nessuno è contro l’innovazione, - commenta Scordamaglia - ma la storia insegna che le scelte produttive e tecnologiche in campo agricolo e alimentare possono essere buone o cattive a seconda dei contesti sociali e delle stagioni. E adesso c’è una grande compagine, con cospicui capitali in Usa e nei Paesi arabi, che promuove la carne sintetica. Ma questo vuol dire - sottolinea il n. 1 di Filiera Italia - mettere in ginocchio comparti produttivi d’eccellenza. Solo in Italia 100mila famiglie legano il proprio reddito agli allevamenti di carne bovina». E tre italiani su quattro (75%), secondo un sondaggio di Coldiretti, bocciano l’arrivo della carne sintetica.
Intanto, leggendo ad esempio l’etichetta del tecno-hamburger più celebre messo finora in commercio, il «Beast Burger» di Beyond Meat, si scopre che è composto da una lista di ingredienti che derivano, a parte l’acqua, esclusivamente da prodotti di trasformazione chimica o fisica di vegetali: ad esempio il fosfato ferrico («ci vuole la chimica, visto che non c’è il naturale ferro eme della carne vera») o vitamina B12 («è necessario aggiungerla altrimenti si rischiano le gravi malattie da carenza»).
Inoltre «sono in aumento - segnala ancora Scordamaglia - anche le fake news e soprattutto i fake claims che mettono sul banco degli accusati la dieta carnivora. Secondo dati Fao, la produzione zootecnica incide sulle emissioni di Co2 per il 10%, mentre i trasporti e l’industria sono i veri inquinanti, incidendo per il 65%. Tuttavia i j’accuse si concentrano sulle diete proteiche e la carne, ma è più esteso l’allarme sui capitali investiti all’estero in campagne fake per valorizzare tutti i prodotti di sintesi e speculare: se le materie prime del cibo sintetico valgono zero rispetto ai costi di produzioni agroalimentari di qualità, tanto più redditizi saranno i cibi di laboratorio».
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