IL PROCESSO
Caso Anaconda, sì ai video senza tagli
Varese, il gup sul caso dei presunti maltrattamenti a bambini e ragazzi disabili: nel fascicolo immagini complete

«Obiettivo raggiunto», dice uno dei difensori, l’avvocato Luca Marsico. E il risultato ottenuto si può riassumere così: nell’ambito del processo per il caso Anaconda - presunti maltrattamenti su bambini e ragazzi disabili nel centro diurno - nel fascicolo finirà una versione ampliata dei video registrati di nascosto dai carabinieri.
LE INTERCETTAZIONI
La Procura aveva inserito infatti decine di intercettazioni della durata di 10-15 secondi, ma i difensori avevano obiettato che questi frammenti di per sé non possono portare a una corretta valutazione, dal punto di vista penale, dei comportamenti dei cinque imputati rimasti (due hanno patteggiato). E questo perché per leggere correttamente quei gesti servirebbe anche il “contesto”, e cioè quello che era avvenuto prima e quello che era avvenuto dopo. Obiezione davanti alla quale il giudice Stefania Pepe ha detto sì al termine di un’udienza stralcio, disponendo l’altro giorno che nel fascicolo finiscano i video doppiamente ampliati, e cioè con la mezz’ora precedente e con quella seguente di girato.
Da qui la soddisfazione dei difensori, che erano già riusciti a fermare il processo nel novembre dello scorso anno, quando il gup Giuseppe Battarino aveva accolto le loro eccezioni e aveva dichiarato la nullità dell’avviso di conclusione delle indagini, rendendo gli atti alla Procura di Varese. Il gup, in quel caso, aveva riconosciuto che la pubblica accusa aveva precluso ai legali e ai loro consulenti l’accesso agli atti, soprattutto per quanto riguarda le intercettazioni, e così aveva limitato il diritto di difesa. In seguito i video sono stati messi a disposizione e ora quelli destinati al fascicolo dovranno anche essere ampliati e durare tutti circa un’ora. Solo a quel punto la Procura potrà chiedere di nuovo il rinvio a giudizio e potrà svolgersi di nuovo l’udienza preliminare.
DOPPIO PATTEGGIAMENTO
A oltre due anni e mezzo dall’inizio dell’indagine l’unico risultato concreto a cui si è arrivati è dunque, come detto, un doppio patteggiamento. Un anno fa il «pieno riconoscimento degli addebiti in fase di indagine», unito alla «interruzione dei rapporti» con l’Anaconda e al «versamento di una somma a titolo di simbolico ristoro, a favore di una Onlus che svolge attività di assistenza» ai disabili, era valso il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche all’educatrice del centro diurno di via Rainoldi che aveva scelto appunto di patteggiare. Circostanze concesse anche a un suo collega per «il ruolo più marginale assunto nella complessiva vicenda illecita e per il comportamento successivo ai reati». La sentenza aveva così applicato alla prima la pena di due anni di reclusione e al secondo di un anno e quattro mesi, per il reato di maltrattamenti (in entrambi i casi con sospensione condizionale e non menzione).
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