IL CASO
Lite furibonda per la mascherina
Scontro quasi fisico fra due clienti davanti alla panetteria: una donna non aveva il naso coperto
«Ero in coda davanti alla panetteria e aspettavo di entrare. Si è avvicinata una persona che portava la mascherina lasciando scoperto il naso e ha pure tossito. Ho obiettato che non è così che si fa e sono passato per quello che voleva litigare».
Così R.T., un cassanese che non vuole apparire con nome e cognome per non avere grane, racconta la disavventura vissuta l’altro giorno, in tarda mattinata, davanti a una panetteria del centro. In attesa del proprio turno le modalità di utilizzo dei presidi di protezione contro il contagio sono diventate l’oggetto di uno scambio acceso di vedute tra i clienti e c’è mancato poco che il distanziamento sociale imposto come misura per limitare il contagio alimentasse, invece, una vera lite. Tanto che l’uomo che suo malgrado ha vissuto l’esperienza si appella alle istituzioni e lancia una proposta netta: «Si dia la multa a chi indossa i dispositivi di protezione come fossero un accessorio di moda, senza coprire bene naso e bocca».
Il cassanese ha deciso di rivolgersi ai media e intende contattare forze dell’ordine e istituzioni per andare fino in fondo a una questione che lui sperimenta su scala cittadina, ma che scavalca i confini comunali per riguardare tutto il territorio nazionale. «Ho provato a mettermi in contatto con la questura - dice l’uomo - Io esco solo per fare la spesa e per necessità essenziali. Purtroppo vedo tante, troppe persone che usano le mascherine in modo improprio. Le vedo in via San Giulio, in via Quattro Novembre, oppure dal mio giardino, quando passeggiano con il cane. In questo modo rischiamo di vanificare gli sforzi fatti in tutte queste settimane».
La richiesta è dunque quella di legare l’obbligo di usare i dispositivi di protezione a sanzioni anche per chi li indossa in modo non corretto.
«La gente lascia scoperto il naso», rimarca il cassanese. «Occorre sensibilizzare su questo aspetto e purtroppo, sono necessari anche metodi coercitivi. La gente va punita».
La questione diventerà più pressante con l’avvio della fase 2 della gestione dell’emergenza sanitaria, durante la quale il numero di persone che riprenderanno il lavoro salirà mano a mano facendo riprendere anche una parte dei contatti tra persone, seppure a distanza. «Quella delle mascherine non è una moda», incalza il cassanese.
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