IL FURTO
Cassano, ruba la bici al parroco: inseguito dai fedeli
Il ragazzo è entrato nel cortile della canonica. Arrestato e ieri finito davanti al giudice

Ha approfittato dell’istante in cui la suora entrava in parrocchia superando il cancello automatico: poco prima che si richiudesse il ventiquattrenne si è tuffato nel cortile e si è avventato sulla bicicletta elettrica di don Andrea Ferrarotti per portarsela via. Il parroco lo aveva già adocchiato dalle telecamere e appena il ragazzo si è diretto verso via Moro ha telefonato al comandante della stazione dei carabinieri per segnalare il furto e sventarlo.
Nel frattempo, urlandogli «fermati o chiamo i carabinieri», il sacerdote ha attirato l’attenzione di tre cassanesi che, con lui, si sono messi all’inseguimento del ladro. Del resto non era una bici da quattro soldi, valeva anzi 1500 euro e il gesto di quel ragazzo già noto sul territorio non doveva passare sotto silenzio. E in effetti nel primo pomeriggio di venerdì 20 ottobre è stato arrestato su disposizione del pubblico ministero Massimo De Filippo. Ieri mattina, sabato 21 ottobre, il processo per direttissima davanti al giudice Marco Montanari.
Alla domanda del pm d’udienza Sara Palomba sulle ragioni che l’hanno spinto a rubare la bici del prete il giovane - difeso dall’avvocato Domenico Margariti - ha dato una risposta disarmante: «L’ho fatto perché sono scemo, in quel momento non ci ho pensato». Si è, a suo modo, scusato per il gesto di venerdì.
L’arresto è stato convalidato e il giudice ha applicato la misura cautelare dell’obbligo di presentazione quotidiano in caserma, pena l’aggravamento del provvedimento.
La storia del ragazzo è un po’ accidentata. Fino a gennaio del 2021 lavorava come operaio ma a causa di un infortunio perse tre dita della mano destra. Da quel giorno percepisce la pensione di invalidità di 200 euro ma il rapporto con i genitori non è dei più sereni, tanto è vero che da due settimane è ospite di alcuni amici cassanesi.
Tuttavia i suoi precedenti risalgono a quando ancora era minorenne e il problema della menomazione e dell’inabilità a produrre reddito non si poneva: nel 2016 il commissariato di Gallarate lo aveva denunciato per spaccio, l’anno successivo lo denunciarono i carabinieri di Stresa per furto, nel 2019 un furto con destrezza a Tradate, a giugno 2020 - alla prima blanda tregua del covid - mise a segno una truffa a Villorba (Treviso) e la lista si allunga fino a dicembre dell’anno scorso. Stante la sua delicata posizione - stigmatizzata anche dal giudice Montanari che ha sottolineato la gravità del fatto commesso venerdì - l’avvocato Margariti ha chiesto i termini a difesa per valutare quale rito processuale scegliere. Si torna in aula a gennaio, salvo intemperanze che al giovane costerebbero il carcere.
C’è un precedente, a Busto Arsizio, di furto di bicicletta di un parroco (che l’aveva perdò donata)
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