RICOSTRUZIONE SHOCK
«Aggredita e stuprata per tre giorni» nel centro acquatico di Castano Primo
Racconto agghiacciante di una 52enne. L’indagato verrà interrogato dal gip entro la fine della settimana

Il racconto della donna è agghiacciante: violentata per una notte intera all’interno della piscina di Castano Primo da un uomo conosciuto su un sito internet di incontri sentimentali. Picchiata, coperta di sputi e di insulti, minacciata e umiliata. La vicenda si sarebbe consumata in più tranche, tra il 23 e il 25 agosto. Nei giorni scorsi l’aggressore, un quarantottenne di Cernusco, è stato colpito dal divieto di avvicinamento alla cinquantaduenne che dell’impianto acquatico è dipendente: la donna si rivolse subito al commissariato di Busto Arsizio, gli investigatori di via Foscolo - coordinati dal pubblico ministero Martina Melita - sono riusciti a raccogliere elementi sufficienti per convincere il gip Stefano Colombo a emettere la misura. Anche perché è del 15 novembre l’ultimo avvistamento dell’uomo in piscina, dunque il pericolo di un’escalation di molestie è concreto.
I PRIMI MESSAGGI
Il 22 agosto i due scambiarono i primi messaggi in chat, l’indomani pomeriggio lui propose alla donna un giro in moto a Tornavento e la sera la trascorse nella struttura di Castano, attendendo l’orario di chiusura. Rimasti soli, lui pronunciò una frase sibillina: «Non dovrebbero fidarsi a lasciarti qui da sola, ci sono persone che potrebbero approfittarne». Parlava di se stesso. All’improvviso il quarantottenne - di cui la vittima conosceva solo il nome - avrebbe trascinato la donna per i capelli fino a una zona sabbiosa dell’impianto e, pestandola selvaggiamente, le avrebbe imposto rapporti brutali consumando pure cocaina sotto i suoi occhi. Dopo di che la donna si sarebbe addormentata nell’infermeria del centro. Al risveglio, con l’impianto aperto al pubblico, se lo ritrovò lì determinato a rimanerci tutto il giorno. E tutta la notte, che è trascorsa con l’identico copione horror di quella precedente. A un certo punto, stando alla denuncia, l’aggressore le avrebbe infilato in bocca una sostanza amara che le tolse la sensibilità del cavo orale, che ha quindi le caratteristiche della coca. Con la stessa prepotenza, e ingenerandole il timore che potesse danneggiare l’impianto e prendersela con le colleghe, l’indagato sarebbe riuscito a intrappolarla fino al 25 agosto.
AL PRONTO SOCCORSO
Due giorni dopo la cinquantaduenne si recò al pronto soccorso accompagnata da un’amica e dopo le medicazioni decise di raccontare tutto alla polizia, ammettendo, tra lacrime e singhiozzi, pure un vago senso di colpa per aver involontariamente agevolato l’uomo, per aver coinvolto il datore di lavoro, per aver messo a rischio i colleghi. Entro la fine della settimana il quarantottenne verrà interrogato in tribunale a Busto dal gip Colombo.
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