PROMOTER UCCISA
Omicidio Re, salta l’appello di Clericò
Previsto per domani, il processo è stato rinviato a giugno

Domani sarebbe stato il giorno di Vito Clericò, quello in cui tentare uno sconto di pena davanti alla corte d’assise d’appello di Milano dopo la condanna all’ergastolo in primo grado.
Ma il blocco delle attività giudiziarie imposto dal coronavirus ha costretto a rinviare il processo al 3 giugno, salvo ulteriori proroghe. Oltretutto l’assassino di Marilena Rosa Re ha dovuto interrompere anche la coltivazione dell’orto (attività che svolge insieme al suo compagno di detenzione Muhamed Vrapi, vent’anni di condanna per l’omicidio della moglie) a causa di un malore e quindi forse il differimento di un paio di mesi non gli gioca a sfavore.
Anche perché a quanto pare vorrebbe prendere la parola davanti ai giudici per offrire una nuova versione sul delitto della promoter. Una delle tante, inverosimili, astruse versioni che non hanno mai comunque condotto all’individuazione di un complice. Gli avvocati Daniela D’Emilio e Franco Rovetto porteranno comunque in aula una tesi ben diversa da quella sostenuta dal pubblico ministero Rosaria Stagnaro (che avviò le indagini quando era in servizio in procura a Busto, essendo in quel momento bustese la competenza e che le proseguì dopo il trasferimento a Milano, perché in un secondo tempo venne accertato che l’aggressione mortale a Marilena e la decapitazione erano da collocare a Garbagnate).
Secondo la difesa l’omicidio fu d’impeto e il movente economico (la restituzione di 100mila euro che la donna aveva affidato a lui e alla moglie Alba De Rosa) dev’essere rivisto.
«Il delitto fu una reazione alle sempre più insistenti richieste di una scelta definitiva tra Marilena e la consorte», si legge nel ricorso presentato dai legali, «Marilena voleva essere ospitata da Vito, visto che a breve si sarebbe separata dal marito Carlo. E Vito, al culmine di una furibonda discussione avvenuta nell’orto di Garbagnate Milanese (dove i coniugi vivevano), colpì Marilena fino a provocarne la morte».
Intanto resta ancora aperta la posizione di Alba De Rosa, indagata per occultamento e soppressione di cadavere.
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